mercoledì 13 settembre 2023

Musa paradisiaca



 Piccole banane crescono...

Quest'anno ne ha fatte poche la mia pianta di musa, Musa paradisiaca ... forse. È un vero rompicapo capirne qualcosa tra le varie specie e varietà di musa.


martedì 21 marzo 2023

ELLEBORI

 Ellebori in un giardino a Maggiora

Helleborus viridis

Helleborus orientalis

Helleborus foetidus


mercoledì 10 agosto 2022

Euonymus wilsonii

Non conoscevo questa specie.
Un vivaista svizzero compra una pianta da me, al momento di pagare gli chiedo se vuole fare un cambio pianta (eravamo alla “tre Giorni per il Giardino” di Masino), mi dice che va bene. Passo nel suo stand, non vedo nulla che mi interessi, poi poso gli occhi su uno strano euonimus con i fiori completamente verdi e lo prendo.
Giunto a casa lo rinvaso, non mi convince molto, anche se vedo solo ora che è innestato, per cui qualche pregio deve averlo. La dimentico.
La prima sorpresa ad inizio autunno, i suoi frutti si colorano di arancio. La seconda sorpresa più avanti, il colore dei frutti è sempre più intenso, si aprono e mostrano i semi decisamente rossi. 
 
 La terza sorpresa, a dicembre inoltrato, i semi sono caduti ma il rivestimento arancio/rosso continua a fare bella mostra, anche perché… la pianta non perde le foglie.
Ora, 28 gennaio, la situazione non è cambiata e i frutti colorati, ormai vuoti continuano ad essere ben evidenti in mezzo alle foglie verdi.
Cercando di documentarmi, incontro l'E. myrianthus, e mi viene qualche dubbio che siano sinonimi.

lunedì 21 settembre 2020

Intervista a Radio Veronica One


 

mercoledì 13 maggio 2020

Ammocharis coranica

Una nuova "Sudafricana", penultima arrivata, l'ultimo è il mitico Boophane disticha, ma aspetto di vederlo fiorito.
L'Ammocharis dal bellissimo fiore che un po' richiama gli Scadoxus ha una particolarità, direi una stranezza, le foglie, specie quando iniziano a crescere, sembrano essere state troncate sulla punta.

giovedì 27 giugno 2019

Convegno "Verde Torino"

Sabato 29 Giugno 2019 alle ore 15,30 prersso la Biblioteca civica centrale, in via della Cittadella 5
ci sarà la seconda edizione del convegno "Verde Torino", organizzato dal Dottore Francesco Albano.
Ci sarò anche io, a parlare dell'Arboretum Taurinense.

martedì 15 maggio 2018

Renato Ronco dal Salone Internazionale del Libro di Torino 2018

Renato Ronco dal Salone Internazionale del Libro di Torino presenta "Succede nell’ombra del bosco vecchio" edito da BookSprint Edizioni.


domenica 15 aprile 2018

Presentazione del libro "Succede nell'ombra del bosco vecchio"

Sabato 21 aprile alle ore 17,00 a Caselle Torinese, in Via Cravero 6 la libreria Tempo Libro Education presenterà il libro "Succede nell'ombra del bosco vecchio".
Ci sarò anche io.

mercoledì 3 gennaio 2018

Intervista dell'Editore... "Succede nell'ombra del bosco vecchio"


Intervista con Renato Ronco, autore di "Succede nell'ombra del bosco vecchio"

1. Parliamo un po’ di Lei, dove è nato e cresciuto?

Sono nato in una famiglia contadina, negli anni in cui contadini usavano fare tutto da soli. Chi ha avuto questa fortuna a dieci anni sapeva già un sacco di cose, che nessuna scuola di oggi o di ieri può insegnare, ad esempio: sapeva fare il vino, il miele, il pane, il burro, allevare animali piccoli o grandi, accendere il fuoco, raccogliere i semi degli ortaggi, coltivare quasi tutto, usare gli attrezzi più comuni. Apprendere queste cose da bambino era una specie di gioco. Si imparava “facendo”, e le cose manuali sono indelebili. Sono cresciuto con questo rapporto privilegiato con la natura, con dei grandi maestri. I miei genitori.


2. Che libro consiglierebbe di leggere ad un adolescente?

Non mi è facile citare un libro… per un adolescente poi. Dovendo dirne uno suggerirei “Creature grandi e piccole” di James Herriot, per l’ironia nell’affrontare la quotidianità della vita, ma l’adolescente dovrebbe provare passione per la natura.


3. Cosa pensa della progressiva perdita del libro cartaceo a favore dell’ eBook?

Personalmente vedo il fatto come una perdita, non ho mai letto un libro in formato eBook, ma ritengo che presto o tardi il libro in forma cartacea sarà soppiantato. Mi sembra un incubo immaginare una biblioteca di eBook, mi mancherebbe persino l’odore della carta.

4. La scrittura è un colpo di fulmine o un amore ponderato?

Per me direi né uno né l’altro, intanto nel periodo scolastico facevo fatica a svolgere i temi. Il mio problema è sempre stato quello di essere estremamente conciso. Ho cominciato in tarda età, quando mi sono accorto che piaceva il mio modo di scrivere.


5. Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?

È nato un po’ per caso, ho un “bosco vecchio”, e ho pensato di inventare qualcosa di misterioso, magico, un gioco con me stesso. Dopo, man mano che la storia prendeva corpo ho iniziato a pensare che se lo arricchivo poteva anche diventare un libro, ma ho dovuto uscire dal bosco...


6. Quale messaggio vuole inviare al lettore?

Vorrei stimolare a sognare ad occhi aperti, a credere, coscienti di giocare, che possa esistere un soprannaturale, qualunque esso sia, perché lascia una speranza di fronte ai problemi più seri che si possono incontrare nella vita. Dopo questo, una sorta di messaggio nella storia che si sviluppa: il bene, o comunque la parte sana di una società, vincerà, ma occorre lottare per arrivare all’obbiettivo che ci poniamo di volta in volta. Sempre.


7. La scrittura era un sogno nel cassetto già da piccolo o ne ha preso coscienza pian piano nel corso della sua vita?

Non avrei mai immaginato di scrivere un libro. Non credevo neanche di essere bravo a scrivere. La svolta è avvenuta tardi. Ricordo un episodio che per me è stato significativo: Il Dirigente che avevo allora mi chiese di fare una relazione. Non era di mia competenza, scavalcava colleghi più alti di grado. Non capii allora, e ancora adesso me lo chiedo, se voleva crearmi complicazioni oppure mettermi alla prova. Rimase sorpreso (io anche), al punto che lesse la mia relazione in pubblico, facendomi i complimenti.


8. C’è un episodio legato alla nascita o alla scrittura del libro che ricorda con piacere?

Il libro è nato per caso come anche le varie vicende che lo compongono. Ricordo l’intensità del capitolo della “guarigione miracolosa”.


9. Ha mai pensato, durante la stesura del libro, di non portarlo a termine?

All’inizio non pensavo nemmeno che potesse diventare un libro, poi ha cominciato a prendere corpo. Ho avuto una fermata perché non trovavo un finale che mi soddisfacesse. Non so se sia un problema mio, ma le chiusure mi sono sempre state difficili, in ogni cosa.


10. Il suo autore del passato preferito?

Ho letto troppi libri e ho poca memoria. Non ho un autore preferito, per citarne uno Hemingway, ma ho letto con grande piacere i libri di Bernard Moitessier. Determinante la mia voglia di viaggiare, fin da bambino, oltre i confini visibili e l’abitudine di affrontare i problemi della vita, piccoli o grandi, da solo.


11. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Encomiabile, doveroso dare la possibilità a chi non potrebbe leggere un libro di viverne la storia. Ho letto migliaia di libri, iniziando appena ho imparato a leggere. La mia vita è sempre stata all’insegna del “non ho tempo”, sono costretto tuttora a leggere nei ritagli di tempo, sottraendone anche al sonno. Penso alle ore “perse” in auto dove guidando non posso leggere, l’audiolibro mi farebbe superare questo limite.

venerdì 29 dicembre 2017

Dall'editore... "Succede nell'ombra del bosco vecchio"



La forza della natura e la sua immensa bellezza colorano in maniera quasi poetica queste pagine dell’Autore Renato Ronco che nel suo libro: “Succede nell’ombra del bosco vecchio”, riuscirà, già dal titolo, a trasportare fin da subito i lettori in un’atmosfera verde e assolutamente suggestiva.

Edito dalla BookSprint Edizioni e disponibile sia nella versione cartacea che nel moderno ebook, il romanzo parla della storia di Giovanni, un uomo ormai anziano e che, dopo un lungo peregrinare per il mondo, sceglie di ritirarsi nella vecchia casa di pietra nella parte più alta di un bosco vecchio che sovrasta un’incantevole valle. Vero e proprio paladino del bosco, Giovanni si ritroverà presto a fare i conti con una grave minaccia: l’attraversamento di un’autostrada che andrebbe a dilaniare e distruggere l’intero ecosistema della zona, un’ipotesi assolutamente inaccettabile, ma sempre più vicina.
Cosa fare per evitare tutto ciò?
 
Merito dell’autore è stato è stato di inserire un tema attualissimo come quello della salvaguardia dell’ambiente in una storia romanzata molto coinvolgente, regalando ai lettori immagini pittoresche e suggestive di paesaggi in cui troverebbe conforto ogni animo tormentato. Dall’intera vicenda, quindi, trapela un interesse incondizionato dello scrittore per la natura e per gli ambienti descritti; natura che cerca di opporsi con resistenza ad ogni intervento invasivo dell’uomo ricambiandone l’insensibilità e la malvagità.

Nato a Torino da una famiglia contadina, Renato Ronco si occupa professionalmente di riprodurre piante, selezionando nuove varietà e sperimentando coltivazioni “impossibili”. Soltanto recentemente ha scoperto il piacere di scrivere, raccontando delle sue esperienze da giardiniere e di viaggiatore curioso. Ha pubblicato articoli su La Stampa, Case&Country e Il Giardino Fiorito. Già autore di un altro libro: “Il Giardino delle regole infrante”, attualmente collabora con la rivista “Giardinaggio”.

mercoledì 22 novembre 2017

Succede nell'ombra del bosco vecchio

È uscito il mio secondo libro.
Nel primo c’erano le mie storie con le piante, questa volta è una storia a sé, completamente inventata, dove c’è una componente fantastica, perché mi piace avere la capacità di sognare, per superare le barriere del possibile. Marginalmente ho inserito qualcosa che avesse a che fare con le piante
(Una vita senza sogni è come un giardino senza fiori. Geltrude Beese)


"Succede nell'ombra del bosco vecchio" Book Sprint Edizioni, eBook e IBS libri. 
 

















…Dimenticavo, tutti gli utili derivanti dalla vendita del libro saranno devoluti in beneficenza.

La rassegna dell'editore e l'intervista con Renato Ronco, autore di "Succede nell'ombra del bosco vecchio".

domenica 1 gennaio 2017

Flora Sudafricana - Haemanthus - Scadoxus

Giardinaggio dicembre 2016 
Viviamo un periodo di globalizzazione, con lo spostamento di un gran numero di persone, anche solo per turismo e mi sorprende che la diffusione di piante provenienti da paesi lontani, anche se non isolati da un mare, come appunto il Sudafrica, sia così lenta. È molto più veloce l’invasione di certi parassiti, come è successo negli ultimi anni, a danno prima delle palme, poi dei castagni e del bosso, per ricordarne alcuni.

Per primo, parecchi anni fa, mi era arrivato un vasetto con un Haemanthus albiflos,

Vista la facilità nel coltivarlo successivamente ho voluto avere l’Haemanthus coccineus. Per ultimo, per ora, mi sono stati regalati alcuni Scadoxus. Ora mi manca, vorrei avere, una pianta di Boophone… la mania delle collezioni non finisce mai.
Non si incontrano facilmente, nei vivai o nei giardini gli Haemantus.
Sono piante che non resistono al gelo, ma possono svernare in una sera fredda è sufficiente che la temperatura non scenda sotto gli 0°, oppure vivono all’aperto nelle zone a clima mediterraneo.
Appartengono alla famiglia delle amarillidacee, famiglia che fa la parte del leone nella flora dell'Africa Australe, basta ricordare, oltre agli amarillis (ora Hippeastrum) che hanno dato il nome alla famiglia, le clivie, gli agapanthus.
Provenendo dall’emisfero sud, dove le stagioni sono invertite, hanno perso un po’ l’orientamento stagionale e tendono a fiorire in inverno se la temperatura lo permette.
L’Haemanthus albidus ha foglie carnose, larghe e piuttosto corte, quando va a riposo le sue foglie verdi (un po’ glauche) non cadono. Il fiore è particolare, una sorta di pennello dalle setole bianche con in sommità le antere gialle.
L’H. coccineus, con il fiore di colore rosso, come suggerisce il nome, ha un aspetto diverso.

La fioritura delle mie piante non è contemporanea, il coccineus mi fiorisce una ventina di giorni prima, e questo mi ha impedito il tentativo di ibridarli.
Ha foglie carnose, più lasse, molto, larghe e molto lunghe, arrivano anche a 50 cm. In primavera ingialliscono e cadono e la pianta sta a riposo fino in autunno quando fiorirà prima di sviluppare le nuove foglie. Importante bagnarli pochissimo nel periodo del riposo.
Se le impollino, tutte e due fanno i frutti con una certa facilità, specie l’albidus; piccole bacche di un colore rosa perlaceo, rosso intenso nel coccineus, che contengono da uno a 3 semi ciascuna.
I semi nascono subito, già nell’inverno, anche in serra fredda con temperature di notte attorno ai 5°. Occorreranno 4/6 anni per arrivare a fiorire.
L’aerale di diffusione dello Scadoxus multiflorus, l’ultimo arrivato, è più esteso di quello degli haemanthus. 
Scadoxus multiflorus

La sua infiorescenza è splendida, un fuoco d’artificio, una  sfera di luminosi fiorellini rossi sorretti da uno stelo più lungo di quello degli Haemanthus. Le foglie sono molto diverse più larghe e più sottili e crescono in altezza, assumendo una importanza decorativa anche quando i fiori sono passati.
Alla mia prima fioritura mi sono dimenticato di impollinarli e non mi hanno fatto frutti e semi.
Tutte e tre le piante descritte hanno esigenze simili e il bulbo si deve lasciare almeno per un terzo fuori terra, , il periodo di riposo è abbastanza lungo. Ricordo che gli haemantus in particolare non amano essere rinvasati troppo spesso.

venerdì 23 settembre 2016

Il papavero blu

Giardinaggio giugno/luglio 2016
Mi hanno sempre affascinato i papaveri, intendo quelli selvatici (Papaver rhoeas), prima dell'avvento dei diserbanti selettivi coloravano i campi di frumento, accompagnati dai fiordalisi (Centaurea cyanus), altrettanto belli.
Li ho sempre trovati facili da fotografare, perché i fiori sono come le persone, ci sono quelle fotogeniche e quelle no, e non è una questione di sola bellezza. Anche i pittori più famosi ne sono stati attratti, uno per tutti Claude Monet.
Poi, anni fa, scopro il papavero blu.


Non un ibrido creato dalla spasmodica ricerca dei selezionatori del blu in certi fiori, come il tulipano, la rosa. Esiste in natura, ma non si chiama papavero, si chiama Meconopsis. Molto simile al papavero, tanto che non capisco perché gli abbiano assegnato un altro genere. Come il papavero ha i boccioli pelosetti e penduli, che sembrano piccole olive e anche i petali, quando escono,  paiono un po stropicciati.
Non riuscivo a trovare qualche piantina allora avevo ordinato semi, erano germogliati e cresciuti bene anche se un po' stentati rispetto alle aspettative, fino ad arrivare a fiorire, ma, al momento della fioritura, sorpresa, sono comparsi dei bei fiori… gialli. Grande delusione, mi avevano spacciato semi di papavero giallo al posto dei semi di meconopsis. In seguito ho scoperto che esiste un meconopsis giallo (M. cambrica) e di quello si trattava.

Mi arriveranno i blu l'anno successivo, piantine in vasetti, morenti per un lungo e travagliato viaggio.
Ho dedicato loro tutte le attenzioni possibili, e sono stato premiato da una buona fioritura, ma, contrariamente al cambrica, che per diversi anni è sopravvissuto, anche disseminandosi spontaneamente, si sono dimostrate piante difficili.
Se può essere abbastanza facile far crescere le piante che provengono da climi tropicali - basta tenerle in serre riscaldate - cosa ben più difficile è allevare nel nostro clima, con estati molto calde, quelle che vogliono la frescura delle montagne, e il papavero blu arriva proprio dalle montagne, quelle dell'Estremo Oriente. Non è stato sufficiente tenerle in posizione ombrose, già partite stentate sono arrivate alla fioritura provate e, pur fiorendo, non mi hanno maturato i semi.


Sono due le specie di meconopsis a fiore azzurro più conosciute, il betonicifolia e il grandis.
Ora sto provando partendo da una piantina in buona salute, ma occorre dire che, oltre a volere il fresco delle montagna, si tratta di un genere definito “perenne a vita breve”, anche se sarebbe più esatto definirla pianta biannuale. Per prolungarne la vita, come in tutte le piante monocarpiche, bisognerebbe impedire la fioritura togliendo i boccioli prima che si aprano, magari questa volta ci proverò, non ho più l'impazienza del primo fiore.
Per la coltivazione non ci sono grandi problemi, un buon terriccio professionale ben drenato, con un PH tendente all'acido, e… un giardino in montagna e i risultati non mancheranno.
Ormai sono molti i cultivars di questo genere, ma difficili da trovare in Italia

giovedì 12 maggio 2016

E' tempo di rose


 Lijiang Rose


E' una gran rosa in tutti i sensi, discende dalla R. gigantea ed è stata importata, dalla Cina in Italia, nel 1995 da Gianlupo Osti. Si tratta di una rosa veramente vigorosa, resistente alle comuni malattie, è riuscita a sopportare il freddo di  -17° di qualche anno fa senza danni. E' una rosa che va lasciata crescere, si eliminano gli eventuali rami secchi e si indirizzano i giovani getti per ottenere uno sviluppo armonioso e ogni anno si presenterà puntuale con una magnifica fioritura.


Ho ottenuto la mia Lijiang tramite talea e cresce appoggiandosi su di un Poncirus trifoliata. I suoi lunghi getti si agganciano a tutti gli arbusti o alberi che le sono vicini. La fioritura è unica, almeno nel mio giardino, ma grandiosa con clima favorevole, può durare più di tre settimane cominciando già in aprile. I fiori sembrano piccole campane o meglio lanterne per cercare un'affinità che ricordi la Cina. I petali hanno tonalità di color rosa, diverse tra l'interno e l'esterno creando un piacevole contrasto. Le sue corolle emanano un intenso e gradevole profumo, avvertibile anche a distanza. Nella seconda immagine si vede Lijiang Rose assieme alla Tea odorata conosciuta anche come Indica mayor

martedì 29 marzo 2016

Villa Boccanegra, un giardino da scoprire

giardinaggio luglio 2015

Villa Boccanegra

 La riviera ligure di ponente, per il suo clima particolarmente mite in inverno, è sempre stata ambita meta di vacanze.

Nel recente passato alcuni inglesi, amanti della natura e creatori di giardini per il loro piacere, arrivati in questa parte della Liguria si sono fermati e hanno lasciato eredità botaniche importanti 

Tillandsia aeranthos
 Encephalartos villosum

A Thomas Hanbury dobbiamo essere grati per aver creato Villa Hanbury.
Clarence Bicknell ha lasciato tracce consistenti a Bordighera.
La storia di Villa Boccanegra è antica di secoli e passa attraverso molti proprietari. La creazione del suo giardino, come lo si può ancora osservare, penso sia giusto attribuirla a Ellen Willmott, una ricca ereditiera inglese che già possedeva giardini in Inghilterra e Francia e che dedicò parte della sua vita ad abbellire il giardino, che conobbe e acquisì grazie all’amicizia e alle frequentazioni con Thomas Hanbury

La posizione è splendida, un balcone sul Mediterraneo con una vista mozzafiato. Nella limpida giornata della mia visita lo sguardo arrivava fino alle rocce rosse dell’Esterel. Con un microclima invidiabile capisco come tante persone abbiano voluto quella proprietà.
yucca 

Ora Villa Boccanegra è diventato il “Giardino Piacenza”, e non poteva finire in mani migliori. Alla famiglia Piacenza, da generazioni imprenditori lanieri nel biellese, va il merito di avere creato il grande parco La Burcina di Pollone, famoso nel mondo per la sua collezione di rododendri.
Guido Piacenza si occupa ora di Boccanegra, affiancato dalla moglie Ursula, infaticabile, appassionata ricercatrice di pianta rare.
Percorrendo con lei il grande parco di Villa Boccanegra, (3/4 ettari), che dalla splendida casa scende direttamente sul mare è una sorpresa continua.
Scopro le sue qualità “giardiniere”; le piante vuole seminarle, vuole vederle nascere, non solo crescere.
Ogni passo è una scoperta per me che vivo a Torino, dove la maggior parte delle piante che vedo non potrebbero vivere, in un angolo ben riparato prospera anche il tropicale frangipane, con la sua fragranza esotica.
Il parco è una collezione infinita di piante rare, frutto della sua ricerca e raccolta di semi nelle parti più lontane del mondo, in special modo nell’emisfero sud, con particolare attenzione a quelle resistenti alla siccità estiva.
Non si arrende mai Ursula, deve sempre provare, seminare.


Strelitzia nicolai
Brachichiton
Seguendo lo stradino principale l’ombra di alberi e arbusti centenari, ulivi, arbutus, yucche, eucalipti encephalartos, agathis… credo risalenti ancora a Ellen Willmott, in questa giornata luminosa e soleggiata è di conforto anche per tillandsie, e platycerium.

Pereskia grandifolia
Dichondra argentea 'Silver Falls'
Malgrado il clima privilegiato del luogo non poteva mancare  una serra, che consente di seguire, in ambiente protetto, la nascita delle piante più rare  e ricoverare quelle più sensibili al freddo invernale. Non poteva mancare nemmeno l’orto, con tutta una serie di verdure che a Torino non potrei coltivare, come i carciofi, e una sorta di frutteto esotico “diffuso”, dove maturano squisite banane, avocado e sta crescendo un mango.
Il giardino, in Via A. Toscanini 49 Ventimiglia (IM), è visitabile solo su appuntamento.

lunedì 1 febbraio 2016

Profumo di pianta

giardinaggio aprile 2015   
Il grande, compianto Sir Peter Smithers, giardiniere eccelso, si occupava solo dei suoi giardini, privilegiava le piante profumate. Attribuiva al profumo in giardino una dimensione, la quinta, poiché la quarta era data dal loro mutare nel tempo.

Sarà stata la mia prima Africa, sono trascorsi più di 30 anni. Forse, anche altri profumi e afrori avevano concorso, fatto sta che se devo mettere al primo posto una pianta per il fragranza dei suoi fiori, questo posto spetta al frangipane (Pluneria alba). Il giardino attorno al lodge dove mi trovavo, a Mombasa, era popolato di queste piante fiorite e ancora ora mi sembra di sentirne il profumo.
Brugmansia
Naturale che mi sia procurato qualche piantina, allevate faticosamente per qualche anno, per il solo fatto che richiedono almeno 15° in inverno.

Dal giardino di una villa vicino a casa mia, in estate avanzata, si diffonde un profumo che non ha nulla da invidiare al frangipane. Alcune piante di Osmanthus fragrans  (alcuni la chiamano lo dispensano con generosità dai fiori minuti. Si sente a molti metri di distanza ed è quanto di meglio il nostro olfatto possa percepire. Ora due piante stanno crescendo nel mio giardino. La più profumata è la varietà aurantiacus, dai fiori arancio.

Anni fa era passato a trovarmi un amico floricoltore. Aveva appena ricevuto le talee  di varie piante che lui coltiva. Nel nostro scambiarci piante, mi offre anche una talea di brugmansia. Ne aveva di diversi colori, ne scelsi una giallo/arancio. E’ incredibile quanto si sviluppò. Da un alveolo di 4 cm. a fine agosto non gli bastava più un mastello di 40!  Ho evitato di aumentare ancora il vaso perché ho pochissimo spazio per ritirare le piante sensibili al freddo, e la brugmansia è una di queste, anche se, diversamente dalla plumeria, si accontenta di 5° in inverno.
La sua fioritura è stata spettacolare, e il profumo, un po’ “grasso”, ricorda atmosfere esotiche e addolcisce le lunghe serate estive perché, come spesso succede anche per altre piante, si sente maggiormente di sera. Questa pianta, facile da coltivare, dovrebbe essere più considerata per il profumo, che non è così intenso in altre varietà.
Osmanthus fragrans
Del calicanto (Chimonanthus praecox) sono affezionato ad una vecchia pianta. Piantata da mio papà in un casale in collina ha ormai più di 50 anni. Quando, in inverno, i suoi fiori reclinati, giallo scuro con una macchia marrone/porpora all’interno, si aprono, più che farsi notare si fanno sentire, per l’intensa, caratteristica fragranza, in una stagione dove la natura pare ancora dormire.
Chimonanthus praecox
Per il profumo ricordo ancora quando, da ragazzo, coltivavo la Bouvardia  longiflora. Le coltivavo per vendere, in piccoli mazzi, i corimbi dei fiori bianchi lungamente tubulosi.  Erano richiesti come fiore per le spose e il successo era proprio dovuto alla speciale fragranza. Non sopporta il freddo, e in quegli anni le  trattavo un po’ come i gerani; ogni anno mi procuravo piantine giovani in primavera e le piantavo direttamente in campo; iniziavano a fiorire solo in estate avanzato per proseguire fino ai primi freddi, poi il gelo invernale se le portava via.

martedì 1 settembre 2015

Illicium

giardinaggio novembre 2014  
Non sono molti che li conoscono, ma se parliamo di “anice stellato” sono certo che ad alcuni verranno in mente i loro frutti secchi, aromatici, che si possono trovare in erboristeria. Nulla a che vedere con l’anice vera  (Pimpinella anisum).
 Sono, piante  così particolari che hanno una famiglia solo per loro: le Illiciaceae.
Pare siano 42 le specie di illicium in natura, io ne ho solo 4, ma vi assicuro che è già una collezione.
Mi manca il vero anice stellato (Illicium verum), che proviene dall’Estremo Oriente, i suoi piccoli fiori di colore rosato precedono i frutti ed è l’unica specie che può essere usata, con moderazione, come spezie in cucina, tutte le altre sono da considerare tossiche.
Illicium anisatum
 All’inizio della  primavera mi fiorisce regolarmente l’I. anisatum, simile al precedente, con la medesima provenienza orientale, ma i fiori sono di colore  bianco crema.
Anche l’americano I. floridanum mi fiorisce, ma con un leggero ritardo rispetto al precedente e I suoi fiori, leggermente più grandi, sono di un bel rosso intenso.
Sto aspettando la fioritura dell’I. Henry; il suo fiore dovrebbe essere rosa carico.
Queste tre specie  sono da considerare più arbusti che alberi, superando di poco i 3 metri di altezza.
I fiori sono insoliti e molto belli, con colori dal bianco al rosso, la forma è simile, con i petali disposti a stella e aspetto ceroso. Le dimensioni vanno dai 2,5 ai 4 cm.
L’ultimo arrivatomi è l’l. parviflora. Pare sia quello che può svilupparsi di più, raggiungendo, nelle condizioni favorevoli 15 metri di altezza. Le sue foglie, come colore e consistenza, sono simili alle altre 3 specie precedenti ma più grandi, larghe 3 cm. e lunghe 15. I suoi fiori, color crema/giallo, dovrebbero essere notevolmente diversi come forma dai precedenti e meno interessanti.
Nell’aspetto generale sono tutti abbastanza simili, sempreverdi, con foglie coriacee lisce e lucide. Le foglie di tutte le specie se strofinate emanano una gradevole fragranza di spezie, diversa una dall’altra.
Illicium floridanum
La nota dolente arriva quando si parla di coltivarli; non sono piante facili.
Le loro radici amano la libertà; costretti in vaso dimostrano di provare qualche fastidio, soprattutto per il controllo dell’irrigazione. Certamente non amano i ristagni d’acqua, che facilitano lo sviluppo di funghi patogeni sulle radici, e nei contenitori non è facile bagnare bene.
Altro dubbio viene dal fatto che pare siano sensibili ai freddi intensi, non ho ancora provato a piantarne qualcuno nel giardino, lo farò non appena avranno raggiunto un certo viluppo. 
Devo dire che le piante più grandi che conosco si trovano nei Giardini Botanici di Villa Taranto, e se pur in posizione non particolarmente protetta, hanno superato con leggerezza molti inverni gelidi.
Gli va bene il sole e anche un po’ d’ombra, ma il terreno deve essere fresco e drenante, meglio non alcalino.
Le talee, semilegnose, con un po’ di pazienza attecchiscono.

lunedì 29 giugno 2015

Dante non c’è più

Troppo presto. Troppo improvviso. Certe persone non dovrebbero andare via.
Lascia un grande vuoto tra i veri giardinieri Dante Invernizzi.
Mi ha lasciato senza parole la telefonata di un amico che mi informava che era mancato la notte scorsa.
Quanti cancelli di giardini non visibili, non visitabili, si sono aperti per me, grazie a Dante.
Conosceva tutte le persone che contano nel mondo dei giardini, ed era da tutti stimato. 
Lo ricordo per il suo sapere di piante, per la sua disponibilità.
Quante volte mi ha accompagnato nelle mie visite ai giardini di Villa Taranto, memoria storica di tanti ricordi.

Nel giugno del 2006 avevo voluto parlare di lui sulla rivista  Il Giardino Fiorito. Voglio ricordarlo ripubblicando quell’articolo.

Per molti, per l’immaginario collettivo, il pensionamento è il raggiungimento del meritato riposo dopo anni di lavoro; non per Dante Invernizzi.
Il raggiungimento dell’età pensionabile è stato, per Dante, solo un nuovo inizio, il potersi occupare a 360° del mondo che lo interessava maggiormente, cioè il mondo delle piante e dei giardini. E bisogna pur dire che questo mondo  non gli è mai mancato, poiché fin dagli anni  giovanili Dante si è sempre occupato di piante.
Il periodo più lungo (fino ad ora) della sua vita lo ha passato, vero privilegiato, a Villa Taranto come capo giardiniere, responsabile delle serre e della riproduzione delle piante.
Quando, a Villa Taranto, nella grande serra, la Victoria Regia smise di produrre semi, è stato Dante che con l’impollinazione manuale ha reso possibile continuare a riprodurre questa pianta, tanto sorprendente che i visitatori restano sempre incantati a guardarla.
Ora, con la pensione, i suoi impegni  non hanno più limiti.
E’ consulente dal 1978 per il verde pubblico del Comune di Verbania ed è coordinatore e docente di corsi professionali presso il Centro di Formazione Professionale del Comune, attività che a lui piace molto. Dante è portato al contatto con i giovani, che lo ricambiano con l’interesse e l’attenzione che prestano alle sue lezioni, sempre le più attese.  Poter trasmettere loro, se non la sua passione, almeno parte del suo sapere di piante, rappresenta una continuità per questo mestiere, il “giardiniere”, che racchiude in sé un mondo immenso di conoscenze, manualità, e anche un po’ di filosofia.
E’ promotore di iniziative e progetti finalizzati al recupero di  giardini storici di importanti ville private. Ha iniziato un impegnativo lavoro, la mappatura del parco dell’albergo Eden, pressoché in rovina, ma con un giardino carico di storia. La grande famiglia Rovelli rappresentata da botanici, giardinieri e vivaisti, a cavallo del XVIII secolo proprio su questi terreni aveva parte delle loro coltivazioni. Oggi, a testimoniarlo restano alcuni rododendri di 3,40 metri di circonferenza (avete letto bene, oltre un metro di diametro) e una camelia di 1,20 metri di circonferenza.
Dante seduto su un ramo di rododendro
I grandi, i veri appassionati delle piante, non sono gelosi del loro sapere, anzi, vogliono condividere, divulgare, e il modo migliore è quello di scrivere. Anche in questo Dante non si è risparmiato. E’ coautore di molti importanti libri - I fiori del Giardino Alpinia e del Mottarone -  Floricoltura Generale e Speciale - Villa San Remigio e Ville Medini - Amor di pianta, che è  la storia dei giardinieri, floricoltori e vivaisti del Verbano tra il 1750 e il 1950 - Villa Monte Oro.
La sua passione, professionalità e il dinamismo non potevano che portargli consensi e riconoscimenti. Compare regolarmente come membro di giuria alle più importanti mostre internazionali, ulteriore occasione per mantenere e ampliare i rapporti  con suoi pari di mezza Europa.
Dante Invernizzi conosce ogni pianta ed essenza verde del suo lago, ed ha una qualità indispensabile  per un giardiniere: è curioso, gli occhi  gli brillano di fronte ad ogni novità, ma è anche concreto e pratico, quel modo di essere concreto e pratico che lo rende un professionista del verde diverso dai soliti saputi e che lo spinge - per esempio - ad entrare in una macchia di rododendri o camelie, a “sporcarsi le mani”, nei suoi giardini verbanesi che tanto devono alla sua passione.
Ora, in collaborazione con l’Università di Torino, si sta anche occupando della riclassificazione delle antiche specie e varietà di camelie esistenti nei giardini storici del lago.
Bisogna conoscerlo di persona, conoscere la sua disponibilità, sentirlo parlare di piante per rendersi conto di quanta sostanza ci sia, di quanto possiamo trarre dal suo raccontare di piante.
Mi piacerebbe organizzare un incontro - convegno è una parola troppo grossa per una specializzazione così vasta ma che può comprendere un numero molto limitato di persone - tra i giardinieri. Queste poche persone, una razza da proteggere, in via di estinzione, le poche che hanno l’approccio giusto con un giardino; che sanno disegnarlo, perché conoscono le piante, sanno coltivarle, ma soprattutto sono in grado di realizzarlo, manualmente. Di solito sono un po’ schive, non ostentano il loro sapere, bisogna un po’ stanarle e riunirle, per scoprire che scompare la riservatezza quando si sentono a contatto con colleghi veri. E’ il lavoro che mi sono riproposto di fare, contattare, conoscere le persone che hanno queste preziose qualità, sempre più rare riunite in una sola identità. Aiutatemi a scovarli, a conoscerli, può darsi che siano più numerosi di quelli che penso io.
Oggi viviamo nel mondo della tecnologia, si progetta con il computer, si lavora su schede, archivi informatici, informazioni attinte da quell’infinito mondo che Internet ci porta in casa, non sempre esatte. Ci sono anche programmi per computer predisposti per la progettazione di giardini, che io trovo un po’ aberranti. Il progetto del giardino viene poi passato a un’impresa che realizza l’opera con operai variamente specializzati. Quale posto occupa ancora il nostro Giardiniere? E’ diventato uno mestiere di nicchia, a volte ridotto a consulente di personaggi più popolari, che sanno “vendersi” meglio.

domenica 25 gennaio 2015

Cotyledon orbiculata var. engleri


L'inverno è un gran momento per osservare la fioritura delle succulente africane. Qualche anno fa avevo presentato il Cotyledon orbiculata, una robusta crassulacea resistente al freddo. Quest'anno mi è finalmente fiorito il Cotyledon orbiculata var. engleri, molto simile al precedente a parte alcuni dettagli.


Le foglie (15 e più cm) di un verde intenso sono abbondanti e crescono numerose lungo i fusti della piantina che può raggiungere e superare il mezzo metro di altezza, ma nel Cotyledon orbiculata var. engleri sono più robuste, tondeggianti e le estremità sono meno arrossate che nel tradizionale Cotyledon orbiculata.

I fusti più alti, terminano con ricche inflorescenze pendule all'estremità di un lungo peduncolo fiorale e si compongono di un 15-20 fiori, molto simili a quelli del Cotyledon orbiculata, ma con corolle di una tonalità arancione più marcata e tendente al rosso.
Il Cotyledon orbiculata var. engleri è un'ottima scelta per chi desidera delle interessanti fioriture nei mesi invernali. Non ha bisogno di cure e non è necessario annaffiarlo. Non saprei dire se potrebbe resistere in un clima con gelate diurne, ma sopravvive tranquillamente temperature notturne di alcuni gradi sottozero.

lunedì 15 dicembre 2014

Russula torulosa e auguri


E dopo una lunga assenza ritorno con un fungo! Non commestibile e probabilmente nemmeno molto interessante, ma ne parlo prima di tutto perché è ormai ora degli Auguri di Buone Feste e poi perché negli ultimi giorni è spuntato un po' ovunque nel mio giardino e me lo trovo sempre tra i piedi...


C’è da dire che non dispongo di molta terra ho però due grossi esemplari di Pino domestico (Pinus pinea), pianta con cui è spesso associata la Russula torulosa, un fungo che cresce abitualmente nelle pinete mediterranee. Mi ha stupito un po' questa invasione perché é la prima volta che compare nel mio giardino e in questo mese di dicembre ne sono già spuntante una ventina.


Spero di non averla confusa con qualche altra russola... ha un cappello di circa 8-10 cm convesso e poi piano con una certa depressione. Il colore è vinoso, viola-porpora con chiazze più chiare e lamelle molto fitte bianco-crema. Il gambo è robusto e tendente al rosso porpora-violetta. Lo conosco per velenoso.

Ne approfitto infine per augurare un sereno Natale e un felice anno nuovo a Renato, al nostro collaboratore il Signore delle Rose e a tutti i lettori che ci seguono!!