domenica 10 dicembre 2006

TRE PAROLE SU DI ME



Parte prima
Nasco in una famiglia contadina, quando i contadini usavano fare tutto da soli.
Chi ha avuto questa fortuna a dieci anni sapeva già un sacco di cose, che nessuna scuola di oggi o di ieri può insegnare, ad esempio: sapeva fare il vino, il miele, il pane, il burro, allevare animali piccoli o grandi, accendere il fuoco, raccogliere i semi degli ortaggi, coltivare quasi tutto, usare gli attrezzi più comuni. Apprendere queste cose da bambino era una specie di gioco. Si imparava “facendo”, e le cose manuali sono indelebili.
Ho avuto anche la fortuna di partecipare alle irripetibili “cerimonie” della trebbiatura, della vendemmia, dove si consumava fatica e sudore, credo che nella trebbiatura i "macchinisti” lavorassero 18 ore al giorno e dormivano dove capitava, su di un mucchio di paglia. Non c’erano sindacati, controlli sulla sicurezza, forse contributi. Erano eventi vissuti come grandi feste che coinvolgevano diverse cascine, tutti facevano qualcosa, io, per quanto piccolo, preparavo i fili di ferro per legare le balle di paglia, che una macchina, ai miei occhi mostruosa, pressava; le donne preparavano pranzi e cene collegiali e speciali.
Poi, dopo la scuola d’obbligo è venuta la Scuola Apprendisti Giardinieri Giuseppe Ratti, tre anni passati in fretta, studiando a tempo pieno botanica, agronomia, giardinaggio malattie delle piante, entomologia ecc. e facendo pratica nei campi e in serra.

Parte terza
Ora mi occupo di innesti, riproduzione piante, selezione di nuove varietà, sperimentazione su coltivazioni “impossibili” e tutto quanto mi dà qualche emozione.
Ho scoperto recentemente il piacere di scrivere, per raccontare delle mie esperienze giardiniere e di quel che vedo in giro per il mondo.
Vorrei poter essere utile al gran numero di appassionati e amanti di piante e giardini, ma mi pare di essere un po’ scomodo, mi muovo in un mondo di personaggi che, magari in buona fede, credono di essere giardinieri professionisti, vivaisti, paesaggisti, hanno spazio a loro disposizione sulle riviste, su internet, e dispensano con grande sicurezza il loro sapere. E’ molto difficile per un appassionato capire la fondatezza di un articolo, l’attendibilità di un consiglio.

Ho saltato la parte seconda per ora, mi pareva meno interessante.

-------------------------------------------------

I COLLABORATORI:

IL SIGNORE DELLE ROSE: un collaboratore di prestigio ed un grande esperto di Rose. Accedi alla sua selezione di rose.
Romeo è anche il responsabile del sito Amici in Giardino.


TARO: detto anche "il Capibara".



23 commenti:

Anonimo ha detto...

cercando notizie sul vischio ho letto il tuo articolo e mi e' piaciuto. Io sono una maestra in pensione da 6 anni e sto imparando a fare la contadina. Mi piace sperimentare e verificare i risultati del mio lavoro. Ho addirittura imparato...o quasi... a potare la vigna. Apprezzo molto gli insegnamenti di chi in campagna c'è nato e vissuto, ma soprattutto di chi ama la campagna. Grazie per quello che hai scritto. Marisa

Renato Ronco ha detto...

Cara Marisa, ti racconto una storia, vera per la prima parte, di come l’uomo ha iniziato, a potare l’uva.

Un mio conoscente, dirigente di un ente pubblico, va in pensione e si dedica a tempo pieno alla campagna. Tra le altre cose ha una piccola vigna che, dopo essersi ben documentato, governa con successo.
Forse è un po’ pignolo, ma gli pare che la vigna di un campo vicino sia tenuta meglio. Col tempo guarda, cerca di copiare, ma secondo lui i risultati non sono i medesimi.
Il contadino che lavora la vigna è una persona ancora in gamba ma avanti negli anni, un po’ taciturno, non hanno mai scambiato una parola.
Gli fa la posta finché non riesce ad incontrarlo “per caso”, e dopo brevi parole di saluto e i complimenti alla vigna, si decide e gli fa la domanda secca, che covava da tempo:
- Mi spiega, mi insegna come devo potare l’uva?
Il contadino lo squadra, poi gli dice:
- Ti racconto una storia che mi aveva raccontato mio nonno.

In quei tempi, l’uomo coltivava l’uva ma non la potavano mai.
Un giorno l’asino che un contadino usava per i lavori di campagna, e che legava sempre ad un albero nelle pause del lavoro, accidentalmente si slega, e lontano dagli sguardi del padrone si avvicina ad alcune piante di uva e comincia a mangiare; foglie e tralci. Prima che il padrone se ne fosse accorto aveva rovinato completamente le povere piante.
Quell’anno la produzione dell’uva fu doppia nelle piante mangiate dall’asino.
Da allora si è iniziato a potare l’uva.

Il contadino finito il racconto al mio conoscente gli disse:
- Con questo voglio dirti che anche un asino sa potare l’uva.

Ovvio che non gli insegnò nulla.

Credo che dovrai imparare da sola, come stai facendo, un po' osservando un po' copiando, molto con la passione.
Renato

Anonimo ha detto...

grazie per avermi risposto. Mio suocero che ormai non c'è più mi diceva sempre che la vigna dice "fammi povera che ti farò ricco" e lui la tagliava drasticamente ... io osservo molto in giro ma ho ancora molto timore di sbagliare, ma grazie all'asino ora prenderò coraggio. Ora tra i tuoi articoli cerco qualcosa su come potare il glicine. Grazie ancora per tutto ciò di bello che scrivi. Marisa

Renato Ronco ha detto...

Cara Marisa,
non troverai nulla sul bog che ti aiuti a potare il glicine. Non è difficile, dimmi solo se la tua pianta è piccola e devi farla crescere in fretta o se è già formata.
Renato

Anonimo ha detto...

Ciao Renato. ho due glicini piccoli, sono alti circa un metro e ottanta ,il loro tronco è formato da due rami e li ho comperati l'anno scorso entrambi fioriti. Siccome per 18 anni ho avuto un glicine superbo che cresceva a vista d'occhio con fronde verdi che mi avevano completamente coperto una barchessa ,ma non ha mai fatto un fiore, non vorrei avere lo stesso risultato prciò aspetto con ansia il periodo della fioritura, ma non vorrei sbagliare a potare, perchè ho letto di tagliare i rami laterali a 5 gemme a luglio e poi a tre gemme a gennaio. A gennaio qui sulle colline tra Parma e Piacenza c'è stata neve e faceva freddo perciò non ho potato. Aspetto consigli ciao e buon lavoro . Marisa

Renato Ronco ha detto...

Ciao Marisa, il grande glicine che non ti fioriva era sicuramente una pianta nata da seme. Da seme impiegano molti anni a fiorire, anche se 18 mi sembrano abbastanza.
I due piccoli che hai comprato sicuramente sono innestati, per questo fioriscono subito, dovresti notarlo, alla base si dovrebbe vedere una cicatrice, un rigonfiamento, ma il fatto che erano fioriti è già una conferma. Se nel tempo spuntassero getti alla base, al di sotto del punto di innesto dovrei toglierli.
Se intendi farli crescere su qualche pergolato o struttura non preoccuparti più di tanto di potarli, lasciali salire in fretta per quest'anno, facendo attenzione che i rami portanti definitivi non si attorciglino troppo ai sostegni perché crescendo potrebbero creare problemi
I laterali, quelli che non ti interessa fare allungare, accorciali pure. Imparerai poi a notare la differenza del legno e delle gemme da fiore e non sarà più necessario contare le gemme per potare.
Buon lavoro, Renato

Anonimo ha detto...

grazie Renato per i tuoi consigli.... e ora aspettiamo
PRIMAVERA. ciao Marisa

Marissa ha detto...

What a wonderful thing to do with your life. This is something that I dreamed about as a kid.
I am another Marissa with two S's.
Smiles.

Unknown ha detto...

buongiorno a tutti, sono un'appassionata di piante e anche io una sperimentatrice, non sempre di successo.mi permetto di aggiungere riguardo al glicine che non fioriva un appunto. le piante arboree possono trovarsi in due fasi, una giovanile, in cui si accrescono e producono solo foglie e rami ed una riproduttiva, in cui sono in grado di produrre fiori e frutti. alcune specie impiegano anni a passare dalla fase giovanile a quella riproduttiva, talune non la raggiungono proprio, ed è tipico l'esempio del glicine nato da seme che può anche non forire mai.per questo in vivaio si acquistano piante da frutto e in questo caso glicini innestati: la marza appartiene ad una pianta già in fase riproduttiva per cui la nostra pianta innestata non dovrà affrontare una fase improduttiva giovanile...quindi, buona fioritura!

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti e complimenti a Renato per questo interessantissimo blog. Io ho due glicini acquistati in fioritura. Probabilmente ottenuti da piante innestate. Tuttavia ho ottenuto altri glicini per divisione del ceppo e hanno fiorito la primavera successiva. Ne ho altri due ottenuti da seme, uno di 4 anni e l'altro di 2 che non sono ancora fioriti.

Ciao
Luigi

Emanuela ha detto...

Grazie per quello che scrivi e per il tuo lavoro

io ho una storia diversa, mio marito ha una storia simile alla tua

e con la sua esperienza e la mia passione per i fiori e le piante, una volta in pensione ci siamo trasferiti in campagna

viviamo a Pitigliano in Toscana

non è facile, ma quando vediamo il risultato del nostro lavoro, siamo felici

Anonimo ha detto...

E' la prima volta che leggo il suo blog dopo aver letto il suo libro 'Il giardino delle regole infrante' che mi è molto piaciuto. Anch'io ho iniziato a collezionare edere (ne ho un quindicina ma non sono ancora riuscita a dar loro i nomi perchè non ho molto tempo da dedicar loro). In particolare avevo strappato un rametto abbarbicato al muro di un cimitero con piccole foglie coriacee lanceolate. Sarà un'edera anche questa mi chiedo? Dato che le foglie non sono palmate mi sono venuti i dubbi ma dopo aver letto il suo libro credo di aver capito che esistono anche così. Che lei sappia esiste un catalogo di edere o sito specializzato?

Renato Ronco ha detto...

E' molto difficile dare il nome alle varietà e cultivar delle edere che si possono trovare in commercio o in giro.
E' un genere che da facilmente mutazioni spontanee, e ricorrendo alla talea possono dare origine a nuovi cultivar. Dalla descrizione ...piccole foglie coriacee penso possa trattarsi di edera. Ce ne sono diverse con foglie non palmate, di forma e dimensioni varie.
Se mi manda una foto vedo di confermarlo. - ronco.renato@libero.it
Ricordo di aver visto cataloghi ricchi di edere tempo fa, ma ora non saprei. Probabilmente cercando in internet si troverà qualche collezionista di edere.

rosita ha detto...

Anch'io da bambina ho vissuto su per giù le emozioni che hai vissuto tu, come la trebbiatura veniva la macchina nel cortile della cascina ed era una gran festa ecc... Rosita

Renato Ronco ha detto...

Fortunata, come me. Questi ricordi, per di più vissuti con gli occhi di bambina ci accompagneranno sempre.

lucrezia ha detto...

buongiorno signor renato .
,quest'anno ho un problema strano
su un melo , melograno e cisalpina gillessii.
il melo lo avevo preso in vaso con una fioritura contenuta , lo rinvasai e i fiori dettero mele (un melo antico " melo di corone "
il secondo anno lo piantammo in buona terra . vennero solo le foglie .quest'anno nemmeno quelle .il melo è come paralizzato ma non morto si capisce tagliando i rametti che la pianta è ancora verde .. ( il melo è stato piantato con la posizione dll'innesto in modo corretto .
la stessa cosa con la cisaplina . che l'anno scorso fece fioriture per mesi . quest'anno fa come il melo . anche il melograno nato da seme e che avevo provveduto a metterlo in vaso capiente .. in attesa della messa a dimora .
non capisco come e perchè succeda questo .. saluti e grazie.. luc..

Renato Ronco ha detto...

Buonasera Lucrezia,
Non ricordo la zona dove abita - per capire il tipo di clima. Altra cosa, ha tante piante? perché quello che sta succedendo se si tratta di 3 piante su centinaia può rientrare casisticamente nella normalità, 3 su 10 è già segno di un problema.
Un saluto cordiale

lucrezia ha detto...

signor renato molte grazie della risposta ,
abito nella provincia di treviso.
ho abbastanza piante .
queste che le avevo descritto sono come paralizzate . internamente sono verdi .
e sono piantate relativamente distanti fra loro ..mi dispiace per la cisalpina gillesii . avuta da seme .. è ancora verde ma al piede ha come una pretuberanza che non aveva l'anno scorso. mah .

sono anni che tento di piantere un melo .. dopo che ne avevo aavuti 2 grandi e vecchi che produssero molti frutti .. poi dopo tempo ho deciso di tentare con nuovi meli - ma non attecchiscono .
il melograno non lo capisco proprio . verdi e ammutoliti . saluti da luc ..

Renato Ronco ha detto...

Strano che non riesca ad avere successo con i meli, dovrebbero essere piante molto facili, anche se con i nuovi portainnesti anticipano la fruttificazione a scapito della forza delle piante.
La cesalpina dove ha passato l'inverno?
Il problema delle tre piante deve riguardare la radice, probabilmente interessata da un fungo, ma la causa dovrebbe essere legata all'andamento stagionale.
Senza vedere posso solo consigliare di ridurre notevolmente la chioma, non bagnare o bagnare pochissimo e... stare a vedere. Non concimerei, spero non abbia messo troppo concime.

lucrezia ha detto...

signor renato , il rivenditore mi ha detto che la questione dei meli che non attecchiscono è determinata da un terreno dove anni fa nelle vicinanze furono eliminati 4 grandi pini domestica ... secondo il rivenditore la terra risulta acida .
ma i meli vengono piantati a diversi metri dal punto dei pini tagliati .
. in quella zona
avevamo dei grandi meli .. che furono eliminati perchè troppo vecchi.
sono passati degli anni da allora ., e volendo piantare ancora meli ..nel posto ma lontano da quel punto .. muoiono. ,
la cisalpina è piantata x terra ma molto riparata , . nei paraggi ci sono queste piante piantate x terra e piu' esposte della mia .. per cui non penso sia dovuto al freddo ..mi pare che in febbraio io abbia concimato con nitrofosca gold , poi a ancora con un concime liquido perchè ai piedi della pianta avevo un giaggiolo da seme .. molto strana come pianta . un giaggiolo rampicante ahah . roba da matti ..
signor renato lei pensa che sia dovuto ad un fungo? che mi consiglia .. di bonificare il terreno con un prodotto? che prodotto?-
non mi arrendo comunque con i meli . ne acquistero' in vaso ..
grazie signor renato da luc.

Renato Ronco ha detto...

Non credo che il mancato attecchimento e sviluppo di meli dipenda dall'acidità del terreno. Ha provato a misurare il PH, in profondità? Non bastano 4 pini a modificarla in modo consistente, e comunque i meli non prospererebbero bene ma non morirebbero.
La cisalpina aveva già superato altri inverni?
Nitrofosca, concime liquido... dipende da quanto; il giaggiolo sta bene?
Giaggiolo rampicante? Mi manda una foto, grazie.
Penso a un fungo come conseguenza di un fatto agronomico che abbia indebolito la pianta, non starei a disinfettare il terreno.
Anche io insisterei con i meli.

lucrezia ha detto...

buongiorno renato.
veramente quel giaggiolo non mi era piaciuto per niente .. aveva un gambo alto un mt.. e mezzo con i fiori in cima .non aveva un colore deciso ,, :un celeste sbiadito .
per la foto non ci avevo pensato., e ormai quel giaggiolo l'ho spostato ..
mi picciono le varieta' strane . ma non mongole ..
saluti e alla prossima da luc ..

magica ha detto...

signor renato .
non lo so se la terra dove era stato piantato il melo sia acida. comunque i pini erano molto grossi con radici lunghe . evavano oltrepassato un muretto di cinta . ancora dopo anni trovo grosse radici soterranee quando faccio uno scavo .
dovrei far fare l'analisi . conosco un signore che lo sa fare ..
in caso piantero' il prossimo melo lontano da quel posto cosi' scopriro' se era stata la terra a far morire i meli.
..
distinti saluti da luc..