Troppo presto. Troppo
improvviso. Certe persone non dovrebbero andare via.
Lascia un grande vuoto tra
i veri giardinieri Dante Invernizzi.
Mi ha lasciato senza parole
la telefonata di un amico che mi informava che era mancato la notte scorsa.
Quanti cancelli di giardini
non visibili, non visitabili, si sono aperti per me, grazie a Dante.
Conosceva tutte le persone
che contano nel mondo dei giardini, ed era da tutti stimato.
Lo ricordo per il suo
sapere di piante, per la sua disponibilità.
Quante volte mi ha
accompagnato nelle mie visite ai giardini di Villa Taranto, memoria storica di
tanti ricordi.
Nel giugno del 2006 avevo
voluto parlare di lui sulla rivista
Il Giardino Fiorito. Voglio ricordarlo ripubblicando quell’articolo.
Per molti, per
l’immaginario collettivo, il pensionamento è il raggiungimento del meritato
riposo dopo anni di lavoro; non per Dante Invernizzi.
Il
raggiungimento dell’età pensionabile è stato, per Dante, solo un nuovo inizio,
il potersi occupare a 360° del mondo che lo interessava maggiormente, cioè il
mondo delle piante e dei giardini. E bisogna pur dire che questo mondo non gli è mai mancato, poiché fin dagli
anni giovanili Dante si è sempre
occupato di piante.
Il periodo più
lungo (fino ad ora) della sua vita lo ha passato, vero privilegiato, a Villa
Taranto come capo giardiniere, responsabile delle serre e della riproduzione
delle piante.
Quando, a Villa
Taranto, nella grande serra, la Victoria Regia smise di produrre semi, è stato
Dante che con l’impollinazione manuale ha reso possibile continuare a
riprodurre questa pianta, tanto sorprendente che i visitatori restano sempre
incantati a guardarla.
Ora, con la
pensione, i suoi impegni non hanno
più limiti.
E’ consulente
dal 1978 per il verde pubblico del Comune di Verbania ed è coordinatore e
docente di corsi professionali presso il Centro di Formazione Professionale del
Comune, attività che a lui piace molto. Dante è portato al contatto con i
giovani, che lo ricambiano con l’interesse e l’attenzione che prestano alle sue
lezioni, sempre le più attese.
Poter trasmettere loro, se non la sua passione, almeno parte del suo
sapere di piante, rappresenta una continuità per questo mestiere, il
“giardiniere”, che racchiude in sé un mondo immenso di conoscenze, manualità, e
anche un po’ di filosofia.
E’ promotore di
iniziative e progetti finalizzati al recupero di giardini storici di importanti ville private. Ha iniziato un
impegnativo lavoro, la mappatura del parco dell’albergo Eden, pressoché in
rovina, ma con un giardino carico di storia. La grande famiglia Rovelli
rappresentata da botanici, giardinieri e vivaisti, a cavallo del XVIII secolo
proprio su questi terreni aveva parte delle loro coltivazioni. Oggi, a
testimoniarlo restano alcuni rododendri di 3,40 metri di circonferenza (avete
letto bene, oltre un metro di diametro) e una camelia di 1,20 metri di
circonferenza.
Dante seduto su un ramo di rododendro |
La sua
passione, professionalità e il dinamismo non potevano che portargli consensi e
riconoscimenti. Compare regolarmente come membro di giuria alle più importanti
mostre internazionali, ulteriore occasione per mantenere e ampliare i
rapporti con suoi pari di mezza
Europa.
Dante
Invernizzi conosce ogni pianta ed essenza verde del suo lago, ed ha una qualità
indispensabile per un giardiniere:
è curioso, gli occhi gli brillano
di fronte ad ogni novità, ma è anche concreto e pratico, quel modo di essere
concreto e pratico che lo rende un professionista del verde diverso dai soliti
saputi e che lo spinge - per esempio - ad entrare in una macchia di rododendri
o camelie, a “sporcarsi le mani”, nei suoi giardini verbanesi che tanto devono
alla sua passione.
Ora, in
collaborazione con l’Università di Torino, si sta anche occupando della
riclassificazione delle antiche specie e varietà di camelie esistenti nei
giardini storici del lago.
Bisogna
conoscerlo di persona, conoscere la sua disponibilità, sentirlo parlare di
piante per rendersi conto di quanta sostanza ci sia, di quanto possiamo trarre
dal suo raccontare di piante.
Mi piacerebbe
organizzare un incontro - convegno è una parola troppo grossa per una
specializzazione così vasta ma che può comprendere un numero molto limitato di
persone - tra i giardinieri. Queste poche persone, una razza da proteggere, in
via di estinzione, le poche che hanno l’approccio giusto con un giardino; che
sanno disegnarlo, perché conoscono le piante, sanno coltivarle, ma soprattutto
sono in grado di realizzarlo, manualmente. Di solito sono un po’ schive, non
ostentano il loro sapere, bisogna un po’ stanarle e riunirle, per scoprire che
scompare la riservatezza quando si sentono a contatto con colleghi veri. E’ il
lavoro che mi sono riproposto di fare, contattare, conoscere le persone che
hanno queste preziose qualità, sempre più rare riunite in una sola identità.
Aiutatemi a scovarli, a conoscerli, può darsi che siano più numerosi di quelli
che penso io.
Oggi viviamo
nel mondo della tecnologia, si progetta con il computer, si lavora su schede,
archivi informatici, informazioni attinte da quell’infinito mondo che Internet
ci porta in casa, non sempre esatte. Ci sono anche programmi per computer
predisposti per la progettazione di giardini, che io trovo un po’ aberranti. Il
progetto del giardino viene poi passato a un’impresa che realizza l’opera con
operai variamente specializzati. Quale posto occupa ancora il nostro
Giardiniere? E’ diventato uno mestiere di nicchia, a volte ridotto a consulente
di personaggi più popolari, che sanno “vendersi” meglio.
2 commenti:
Sono senza parole. Non lo conoscevo di persona ma solo attraverso le tue visite e gli articoli che in questi anni hai generosamente scritto nel blog e nel sito del giardiniere. Condoglianze alla famiglia e a chi gli voleva bene.
E' ancora ben vivo il ricordo dell'incontro con Dante Invernizzi quando andammo in visita ai giardini del Lago Maggiore. Ci venne presentato da Renato e ci accompagnò come guida paziente e sapiente, ci raccontò aneddoti sui vari personaggi che abitarono e realizzarono quei magnifici giardini. Voglio credere che in questo momento si stia divertendo in giardini che, ognuno di noi spera di poter vedere un giorno.
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