Un bel vivaio, una distesa di conifere nane in contenitore, una torre millenaria fa capolino tra le fronde, sullo sfondo si staglia il Monviso.
Siamo a Rivoli, una città vicino a Torino, ai piedi delle Alpi, cresciuta molto negli ultimo 30 anni.
La passione di Mauro per le piante, per il vivaismo è autentica, prova ne è che la sua famiglia non svolgeva questa attività; l’ha iniziata lui, circa venti anni or sono.
Non è facile incominciare dal niente, di solito c’è almeno un nonno alle spalle che ha lasciato la disponibilità di un terreno, e magari ha fatto nascere nel nipotino il primo seme della passione. Mauro ha dovuto fare tutto da solo.
Senza queste possibilità, ma con una certezza su “cosa voglio fare da grande”, ha frequentato l’Istituto Salesiano per Periti Agrari di Lombriasco e conserva un bel ricordo di quegli anni impegnativi ma formativi. Poi un affaccio all’Università, per scoprire che avrebbe portato via troppo tempo, e lui voleva “fare”. Il legame tra l’Università, le piante e la realtà pareva anche un po’ labile, per questi motivi interrompe gli studi e inizia la nuova avventura.
All’inizio la sua principale coltivazione erano gli abeti natalizi, ma già allora si distinse per una produzione diversa; non solo la comune Picea excelsa, ma anche P. omorica, P. sitchensis, poi gli Abies, A. nordmanniana, A. pectinata, A. grandis, A koreana, A. concolor, naturalmente da proporre per il Natale. Ho sempre trovato più belli gli abies delle picee, gli aghi in genere sono più lucidi, anche meno pungenti.
Da anni ci sono forti campagne contro l’uso degli albeti natalizi, spesso anche mistificando la realtà, sostenendo che verrebbero estirpati o tagliati nei boschi. Niente di più falso. Ormai provengono tutti da coltivazioni, e su questo mercato il controllo degli enti preposti è molto rigido.
Nessuno si preoccupa di quel gran numero di piante che sono trattate come annuali, tipo ad esempio le stelle di Natale e i gerani o le piante cosiddette da appartamento, la cui agonia può durare molti anni; raramente vedo qualche dracaena o ficus con un aspetto felice.
Pochi, per la verità, sono gli alberi di Natale che dopo le feste vengono “liberati” a volte nei boschi, più spesso nel giardino più vicino, tuttavia qualcuno ha questa fortuna.
Sono anche convinto che sia molto più inquinante la produzione (e lo smaltimento), di un abete di plastica.
Mauro li coltiva ancora, ma ormai altre colture hanno preso più importanza; inoltre, era anche necessario avere un mercato tutto l’anno.
Il legame con le conifere è rimasto importante, infatti proprio loro rappresentano la maggiore coltivazione. Non sa nemmeno lui quante sono le diverse specie e varietà di conifere che produce: 160-180? E’ un piacere vedere la distesa di vasi di queste piante. Anche in questo inverno, anomalamente mite, il freddo cambia colore alle loro foglie diversamente da varietà a varietà. Alcune verdi in estate ora assumono un colore bronzato, altre giallo, altre marrone, certi verdi azzurri estivi sono ora più violetti. Per qualche varietà, i cambiamenti di colorazione invernale aiutano anche a distinguerle tra di loro.
Tutte le piante sono riprodotte direttamente in azienda, la maggior parte per mezzo di talee, normalmente nei mesi di luglio-agosto. Qualcuna, o perché più restia a radicare, o per dare maggior forza e precocità alla pianta, viene riprodotta per innesto, con tecniche diverse.
I suoi clienti sono principalmente giardinieri, garden e altri vivai. Non cerca il mercato dei privati, anche se su appuntamento li riceve.
Raramente i veri produttori seguono i clienti privati. Per la funzionalità, in questo caso occorre dividere l’azienda, destinando un’area alla sola vendita e del personale addetto, si deve insomma affiancare un garden all’attività di produzione. Di solito chi ha passione nel coltivare, raramente ha la pazienza di seguire i clienti privati.
Anche Mauro, come tutti gli appassionati, si lascia trascinare dall’entusiasmo per piante speciali, ha così accumulato una bella collezione di syringhe, nandine, edere e molto altro ancora; sono diverse le varietà di conifere nane isolate da lui che ora fanno bella mostra nel vivaio, ma non ha neanche avuto il tempo e l’ambizione per dare loro un nome.
Alle aziende di questa dimensione, poco più che familiare, sono enormi le incombenze che ricadono sul titolare, che deve avere una buona conoscenza e manualità per un sacco di lavori diversi. In questo periodo sta modificando gli impianti di irrigazione. I vasi piccoli sono bagnati sovrachioma, per i medi e grandi ogni vaso ha il suo punto goccia, il tutto regolato da centraline. L’irrigazione è un grosso onere per i vivai che coltivano in contenitore. Per non dipendere più dall'acquedotto municipale, con i suoi limiti e costi, Mauro ha fatto scavare due pozzi molto profondi, oltre 80 metri per raggiungere la falda.
Le piante in un vivaio si ammalano facilmente, un po’ come in un asilo nido; tra i tanti, c’è sempre un bambino che ha un raffreddore o una malattia esantematica, e la passa agli altri. Ma per le piante le sorprese non mancano mai, oltre ai trattamenti prevedibili contro l’oidio e le più subdole malattie crittogamiche conosciute, al sempre presente Othiorrynchus, che allo stadio larvale può fare danni enormi nelle piante in contenitore, ora è comparsa anche la Paysandisia archon un lepidottero originario dal Sud America, ma in Italia arrivato forse dalla Spagna, dove è presente dal 2001.
Sta distruggendo i Trachycarpus fortunei e i Chamaerops humilis, le uniche palme resistenti nel torinese, ed è molto difficile contrastarlo.
Nel vivaio non manca un settore con piante coltivate in campo oltre ai già citati abeti, per poter offrire ai clienti il più vasto assortimento di alberi già formati. Il mercato dei giardinieri è importante, e più si riesce ad accontentarli più il “parco clienti” aumenta. Troviamo così esemplari di magnolie, faggi, betulle e molti altri ancora.
Stanno crescendo Michela e Matteo, ancora piccoli per capire se seguiranno il papà, ma sono sempre in vivaio, credo e spero per lui e per loro, che sarà quasi impossibile non vengano presi dalla sua stessa passione. Nonna Luigina, la mamma di Mauro, e la moglie Maria Grazia rappresentano due presenze insostituibili, un’occhio vigile ai bambini, e tanta attenzione a qualche pianta assetata, a qualche erbaccia che bisogna estirpare. Sempre pronte a dare un aiuto a legare gli innesti, a fare talee e così via, non mancherà certo il loro esempio per infondere il seme della passione a Michela e a Matteo.
Vivai Mauro Graglia
Strada Borgeisa 50
loc. S M. al campo Rivoli
tel. 011 9564254
Siamo a Rivoli, una città vicino a Torino, ai piedi delle Alpi, cresciuta molto negli ultimo 30 anni.
La passione di Mauro per le piante, per il vivaismo è autentica, prova ne è che la sua famiglia non svolgeva questa attività; l’ha iniziata lui, circa venti anni or sono.
Non è facile incominciare dal niente, di solito c’è almeno un nonno alle spalle che ha lasciato la disponibilità di un terreno, e magari ha fatto nascere nel nipotino il primo seme della passione. Mauro ha dovuto fare tutto da solo.
Senza queste possibilità, ma con una certezza su “cosa voglio fare da grande”, ha frequentato l’Istituto Salesiano per Periti Agrari di Lombriasco e conserva un bel ricordo di quegli anni impegnativi ma formativi. Poi un affaccio all’Università, per scoprire che avrebbe portato via troppo tempo, e lui voleva “fare”. Il legame tra l’Università, le piante e la realtà pareva anche un po’ labile, per questi motivi interrompe gli studi e inizia la nuova avventura.
All’inizio la sua principale coltivazione erano gli abeti natalizi, ma già allora si distinse per una produzione diversa; non solo la comune Picea excelsa, ma anche P. omorica, P. sitchensis, poi gli Abies, A. nordmanniana, A. pectinata, A. grandis, A koreana, A. concolor, naturalmente da proporre per il Natale. Ho sempre trovato più belli gli abies delle picee, gli aghi in genere sono più lucidi, anche meno pungenti.
Da anni ci sono forti campagne contro l’uso degli albeti natalizi, spesso anche mistificando la realtà, sostenendo che verrebbero estirpati o tagliati nei boschi. Niente di più falso. Ormai provengono tutti da coltivazioni, e su questo mercato il controllo degli enti preposti è molto rigido.
Nessuno si preoccupa di quel gran numero di piante che sono trattate come annuali, tipo ad esempio le stelle di Natale e i gerani o le piante cosiddette da appartamento, la cui agonia può durare molti anni; raramente vedo qualche dracaena o ficus con un aspetto felice.
Pochi, per la verità, sono gli alberi di Natale che dopo le feste vengono “liberati” a volte nei boschi, più spesso nel giardino più vicino, tuttavia qualcuno ha questa fortuna.
Sono anche convinto che sia molto più inquinante la produzione (e lo smaltimento), di un abete di plastica.
Mauro li coltiva ancora, ma ormai altre colture hanno preso più importanza; inoltre, era anche necessario avere un mercato tutto l’anno.
Il legame con le conifere è rimasto importante, infatti proprio loro rappresentano la maggiore coltivazione. Non sa nemmeno lui quante sono le diverse specie e varietà di conifere che produce: 160-180? E’ un piacere vedere la distesa di vasi di queste piante. Anche in questo inverno, anomalamente mite, il freddo cambia colore alle loro foglie diversamente da varietà a varietà. Alcune verdi in estate ora assumono un colore bronzato, altre giallo, altre marrone, certi verdi azzurri estivi sono ora più violetti. Per qualche varietà, i cambiamenti di colorazione invernale aiutano anche a distinguerle tra di loro.
Tutte le piante sono riprodotte direttamente in azienda, la maggior parte per mezzo di talee, normalmente nei mesi di luglio-agosto. Qualcuna, o perché più restia a radicare, o per dare maggior forza e precocità alla pianta, viene riprodotta per innesto, con tecniche diverse.
I suoi clienti sono principalmente giardinieri, garden e altri vivai. Non cerca il mercato dei privati, anche se su appuntamento li riceve.
Raramente i veri produttori seguono i clienti privati. Per la funzionalità, in questo caso occorre dividere l’azienda, destinando un’area alla sola vendita e del personale addetto, si deve insomma affiancare un garden all’attività di produzione. Di solito chi ha passione nel coltivare, raramente ha la pazienza di seguire i clienti privati.
Anche Mauro, come tutti gli appassionati, si lascia trascinare dall’entusiasmo per piante speciali, ha così accumulato una bella collezione di syringhe, nandine, edere e molto altro ancora; sono diverse le varietà di conifere nane isolate da lui che ora fanno bella mostra nel vivaio, ma non ha neanche avuto il tempo e l’ambizione per dare loro un nome.
Alle aziende di questa dimensione, poco più che familiare, sono enormi le incombenze che ricadono sul titolare, che deve avere una buona conoscenza e manualità per un sacco di lavori diversi. In questo periodo sta modificando gli impianti di irrigazione. I vasi piccoli sono bagnati sovrachioma, per i medi e grandi ogni vaso ha il suo punto goccia, il tutto regolato da centraline. L’irrigazione è un grosso onere per i vivai che coltivano in contenitore. Per non dipendere più dall'acquedotto municipale, con i suoi limiti e costi, Mauro ha fatto scavare due pozzi molto profondi, oltre 80 metri per raggiungere la falda.
Le piante in un vivaio si ammalano facilmente, un po’ come in un asilo nido; tra i tanti, c’è sempre un bambino che ha un raffreddore o una malattia esantematica, e la passa agli altri. Ma per le piante le sorprese non mancano mai, oltre ai trattamenti prevedibili contro l’oidio e le più subdole malattie crittogamiche conosciute, al sempre presente Othiorrynchus, che allo stadio larvale può fare danni enormi nelle piante in contenitore, ora è comparsa anche la Paysandisia archon un lepidottero originario dal Sud America, ma in Italia arrivato forse dalla Spagna, dove è presente dal 2001.
Sta distruggendo i Trachycarpus fortunei e i Chamaerops humilis, le uniche palme resistenti nel torinese, ed è molto difficile contrastarlo.
Nel vivaio non manca un settore con piante coltivate in campo oltre ai già citati abeti, per poter offrire ai clienti il più vasto assortimento di alberi già formati. Il mercato dei giardinieri è importante, e più si riesce ad accontentarli più il “parco clienti” aumenta. Troviamo così esemplari di magnolie, faggi, betulle e molti altri ancora.
Stanno crescendo Michela e Matteo, ancora piccoli per capire se seguiranno il papà, ma sono sempre in vivaio, credo e spero per lui e per loro, che sarà quasi impossibile non vengano presi dalla sua stessa passione. Nonna Luigina, la mamma di Mauro, e la moglie Maria Grazia rappresentano due presenze insostituibili, un’occhio vigile ai bambini, e tanta attenzione a qualche pianta assetata, a qualche erbaccia che bisogna estirpare. Sempre pronte a dare un aiuto a legare gli innesti, a fare talee e così via, non mancherà certo il loro esempio per infondere il seme della passione a Michela e a Matteo.
Vivai Mauro Graglia
Strada Borgeisa 50
loc. S M. al campo Rivoli
tel. 011 9564254
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