lunedì 5 novembre 2012

L’orto invernale

Case&Country dicembre 2011
Quando ero bambino l’offerta di frutta e verdura sui mercati invernali era bassissima.

I miei genitori riuscivano a riempire il banco di verdure ricorrendo a molti accorgimenti per conservarle al riparo dal gelo; gli inverni di allora erano decisamente più lunghi e freddi di quelli che stiamo attraversando negli ultimi anni. I cavoli non mancavano mai, fino a primavera inoltrata. Ai primi geli, il mio ricordo è molto nitido perché, per quanto piccolo, partecipavo attivamente alle operazioni, si andava con il biroccio e il cavallo al grande campo dei cavoli, lontano da casa, e già questo era una festa per me.

I cavoli venivano tolti con un gancio in cima ad un manico, per non doversi chinare e risparmiare la schiena. Può sembrare molto semplice, ma non era così: il gancio di ferro si posizionava sul gambo appena sotto la testa del cavolo poi si tirava, con un movimento deciso ed una opportuna inclinazione. Se non si aveva malizia, invece di sradicare la pianta con tutta la radice si rompeva il gambo del cavolo, che in quel modo sarebbe velocemente appassito.

Arrivati a casa venivano ammucchiati ordinatamente nel posto più freddo su tre piani con tutta la radice, che ne conservava la freschezza per mesi. Il mucchio poi veniva coperto con foglie e stuoie per proteggerlo dal gelo. Il campo era grande, occorrevano più giorni per terminare l’operazione Per i sedani, ancora più sensibili al freddo, l’operazione era diversa ma io ero più coinvolto, anche se mancava il fascino del cavallo e biroccio, in quanto i sedani si coltivavano vicino a casa.

Sedani ritirati per l'inverno
Con la “mia” vanghetta, che ancora conservo gelosamente e uso, scavavo una piccola trincea larga una ventina di centimetri e profonda 50/60, lunga quanto necessario. Con la stessa vanghetta veniva tagliata la base del sedano, ed era questa l’operazione più delicata. La radice, molto cespitosa e forte, andava recisa per metà. Senza questa operazione era faticoso estirparli, tagliando troppo sarebbero appassiti. In queste piccole trincee i sedani venivano ammassati in piedi, coprendo le chiome che si trovavano a livello terra con qualsiasi cosa le potesse proteggere dal gelo. In questo modo non solo si proteggevano dal gelo, ma le coste dei sedani lentamente, per via della mancanza di luce, imbianchivano diventando più tenere. Si ammucchiavano anche, sempre con la radice, le insalate pan di zucchero. Le patate, cipolle e le barbabietole rosse venivano immagazzinate, ma un paio di volte alla settimana si riempiva un grande pentolone di rame, di oltre 100 litri, con le barbabietole, che venivano bollite su un fuoco nel cortile di casa, per portarle al mercato già pronte.

La parte più preziosa era data dai peperoni conservati in piccole botti sotto i raspi dell’uva e aceto.

Era un orto che dormiva, ma ricco di piante.

6 commenti:

blogredire ha detto...

Quella del sedano la voglio provare,è geniale.

Dany ha detto...

Io provo quella dei cavolfiori! Se funziona ti faccio un monumento.

Renato Ronco ha detto...

Dany, mi pare che parlo solo di cavoli, non cavolfiori, che sono più sensibili al gelo e ai marciumi. Comunque più o meno li conservavamo allo stesso modo, ma durano molto meno.
Piccolo il monumento...

verderame ha detto...

un racconto bellissimo, ricco di saper fare ormai dimenticato e per questo ancora più prezioso, anche perché sono convinta che queste pratiche serviranno ancora, ciao Marina

taro ha detto...

Molto interessante. Sono le tipiche storie che rendono il blog di Renato un posto speciale!
Come dice Marina, sono pratiche che serviranno ancora, ma quando sarà il momento temo, si dovrá sperare che saltino fuori da qualche libro dimenticato...

Dany ha detto...

Ops| Beh provo lo stesso vediamo che succede, in caso piccolo monumento assicurato.