domenica 3 dicembre 2006

Secondino Lamparelli - Valerio Barbetta

Il mondo che deve conoscere, padroneggiare un giardiniere è vasto. Molto vasto. Spazia dalla coltivazione delle piante, diversificata se pensiamo a piante da vivaio o piante da serra calda; comprende il capitolo della riproduzione, vario per i metodi: la semina, con i loro diversi periodi, le talee, i vari tipi di innesti, che devono tenere conto della compatibilità tra porta-innesto e marza, e poi la conoscenza e la cura delle principali malattie che possono colpire le piante. Occorre conoscere le loro esigenze rispetto al clima, l’esposizione, l'irrigazione, il Ph del terreno, la potatura e un sacco di altre cose che non sto ad elencare.
Dopo, viene la parte che io definisco “artistica”, perché comporre, costruire un giardino richiede certe doti. Realizzare un giardino è come dipingere un quadro o scolpire una statua; con qualche complicazione in più perché un quadro o una scultura quando sono terminati è finito il lavoro dell'artista, mentre un giardino è un’opera viva che si modifica continuamente, nelle stagioni e negli anni, e bisogna tenerne conto durante l'esecuzione o la progettazione.
Durante l’esecuzione dei lavori in un giardino, la quota di una collinetta, la sinuosità di uno stradino, devono essere modificati e definiti sul posto dall’occhio del giardiniere; così come ogni pianta, ogni masso deve avere una posizione e un verso ben preciso, che non è sempre prevedibile.
Queste conoscenze sono troppo vaste per essere nella disponibilità di una sola persona; così, come per la medicina occorrono molti specialisti, ci saranno giardinieri più portati in un campo piuttosto che in un altro. Oppure ci sarà qualcuno come il “medico di base”, che conosce discretamente un po’ di tutto questo in modo da evitare gli errori più comuni.
E’ ovvio che un giardiniere deve conoscere tutto delle piante nome, cognome, famiglia ecc. ed è davvero difficile. Sono troppe. Inoltre, ogni anno compaiono nuovi cultivar, nuovi ibridi e nuovi esemplari provenienti da paesi lontani. Basta solo spostarsi di qualche centinaia di Km per trovare piante diverse. Nei giardini botanici dei grandi laghi del nord Italia, prosperano generi impensabili nella vicina Pianura Padana; come spostandosi verso le coste dei nostri mari incontriamo una flora mediterranea ancora più diversa. Si scopre così che un buon giardiniere deve anche essere un po’ viaggiatore.
In questo quadro complesso, Secondino e Valerio si inseriscono come giardinieri coltivatori di piante, ma soprattutto riproduttori, e a mio avviso nessuno può pensare di essere “giardiniere” se non ha alle spalle una discreta esperienza in merito. Sapere riprodurre le piante è la più grande dote di un giardiniere, e contiene anche un fascino particolare; è impagabile la sottile gioia che si prova quando distante magari migliaia di km, si preleva una piccola porzione di una pianta, sapendo che dopo averla conservata alcuni giorni, arrivati a casa si è in grado di riprodurla.
Loro, alle spalle hanno un percorso abbastanza lungo e un po’ in parallelo, che li ha portati alla produzione di piante da giardino, ma mentre Secondino era specializzato nella coltivazione di specie erbacee, la produzione di Valerio era invece orientata sulle piante arbustive ed arboree.
Li animava la stessa passione per il lavoro. Li distingue dalla maggior parte dei coltivatori la continua ricerca di specie nuove da proporre ai loro clienti.
Con la vicinanza dei loro terreni - a Revigliasco, un bel paese dietro la collina Torinese - e la produzione di essenze diverse, è stato quasi naturale che alla fine si siano messi in società.
Le loro piante vengono vendute solo all’ingrosso, e non potrebbe essere altrimenti; la produzione di piante da giardino è difficilmente gestibile per piccoli numeri.
I loro clienti sono altri vivai, garden, giardinieri, enti pubblici, per cui di ogni tipo di piante devono produrne molte migliaia.
Ogni anno riescono sempre a presentare sul mercato nuove specie e varietà di piante;
forse in questa ricerca è avvantaggiato Secondino; è più facile trovare novità nelle erbacee piuttosto che negli arbusti.
Il problema, mi raccontano, sta sempre nei costi molto alti di queste nuove piante; tutte provenienti da paesi lontani, perché per distinguersi, per proporre cose diverse, bisogna allargare il campo di ricerca. Le ultime novità sono arrivate dall’Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa. Poi, vengono i test in vivaio, ogni nuovo esemplare deve essere “provato”, bisogna conoscere prima di tutto la resistenza ai nostri freddi inverni, poi al caldo estivo, al sole, le esigenze idriche ecc. Quando la pianta è ritenuta idonea, bisogna pensare a riprodurla, e per i vivai Reviplant, questo è il nome della società che hanno creato Secondino e Valerio, la riproduzione non è un gioco. La loro filosofia di fronte a una nuova pianta è questa: non importa se costa molto caro averla, il fattore importante è poterla riprodurre con facilità e in grande quantità. Se è possibile riprodurla per talea o innesto da poche piante si possono ottenere grandi numeri in breve tempo, viceversa, se la riproduzione può avvenire solo per divisione - come ad esempio le peonie erbacee - sarà molto più difficile ottenere molte piante.
Ma parlando di test, bisogna dire che la ricerca di piante per situazioni estreme è sempre stato il chiodo fisso di Secondino.
Ha creato il Consorzio CORIVER (Consorzio per la Ricerca e l’Innovazione nel Verde), con un programma molto ambizioso.
In vivaio un’ampio spazio è lasciato per sperimentare l’adattabilità di specie tappezzanti in situazioni di stress idrico ed è sorprendente - anche per un addetto ai lavori come me - vedere le numerose parcelle di piante diverse in buona salute; tenete conto che quando ho fatto le fotografie - 20 giugno - erano mesi che non pioveva, e le piante testate non sono mai state bagnate. Così pure le prove “sul posto”, come la splendida aiuola spartitraffico sulla strada provinciale vicino al loro vivaio, realizzata con diverse specie di sedum, non è mai stata irrigata. Sono sorprendenti anche le prove di piantamenti direttamente sui materiali di risulta delle demolizioni di fabbricati, (mattoni, intonaco e cemento).
Uno degli ambiti di applicazione, già collaudato, con grandi risultati estetici e vantaggi sulla coibentazione, è la copertura verde dei tetti, sia di box che capannoni.
Il Consorzio, attraverso i suoi soci, offre la consulenza specialistica, la progettazione e realizzazione di questi particolari lavori.
Altro settore dove il consorzio è impegnato, è la formazione e la divulgazione delle nuove esperienze, con incontri e corsi rivolti più che altro a responsabili di enti pubblici e tecnici operanti nel settore.
Hanno ormai un catalogo molto ricco e assortito, che comprende ricche collezioni, e ne ricordo qualcuna: hoste - hemerocallis - iris - geranium - canna indica - sedum - thymus. Per parlare degli arbusti, possiamo citare i berberis, i cytisus, le hydrangea, le spiree.
Non mancano gli assortimenti nelle rose, clematis, conifere nane, aromatiche e non ultime, le “moderne” graminacee. Non dovrei dirlo, ma ha queste loro collezioni attingono anche diversi piccoli vivai “specializzati”.
Purtroppo la Reviplant è cresciuta molto, e come succede in questi casi il tempo che Secondino e Valerio passano a contatto con le piante si riduce sempre di più, ci sono i clienti da seguire, anche se un terzo socio, Giovanni Costa si occupa in modo più continuativo delle vendite e consegne.
Voglio ancora citare una qualità, molto rara, che li distingue; non sono gelosi del loro sapere, neanche dei loro clienti. Non è cosa da poco, in un mondo dove più sono bravi (o credono di esserlo) più sono importanti, più tendono a difendere - e c’è una logica morale in questi comportamenti - lo spazio conquistato; ma ai miei occhi, è una grossa debolezza che denota timori e insicurezze.

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