domenica 3 dicembre 2006

Il cedro di Montalenghe


I patriarchi della natura

Mi avvicino sempre con una sorta di timidezza, di rispetto, agli alberi importanti.
Li considero testimoni di mille avvenimenti; testimoni silenziosi, ma carichi dei segni, a volte delle cicatrici di tutto quanto è successo attorno a loro nel passare dei secoli, a volte millenni. Questo aver resistito, sopravvissuto a tante avversità li pone ai miei occhi come dei vecchi saggi che ci possono dispensare, nel loro silenzio, serenità, saggezza, forza.
Nei pressi di Torino si trova uno di questi alberi, forse il più imponente d’Italia, un vero monumento; sono rimasto incantato la prima volta che ho potuto vederlo, tanto che ho voluto ritornare per poter godere con maggior calma della sua compagnia.
Sto parlando del cedro di Montalenghe (Cedrus atlantica). E’ cresciuto in modo inconsueto per un cedro, normalmente i cedri hanno un unico possente tronco, in questo caso invece otto enormi branche partono dal livello del terreno.
Un ramo del diametro di quasi 50 cm. si protende curiosamente per una decina di metri a valle, per poi, dopo un improvviso, gomito risalire; ci si può sedere e dondolare, la sua lunghezza gli consente una flessibilità come una specie di altalena.
Forse Thomas Pakenham non sapeva dell’esistenza di questo albero spettacolare, altrimenti gli avrebbe senz'altro riservato una pagina sul suo libro “Grandi alberi del mondo”.
Anche la storia del parco che ospita da quasi 300 anni questo albero eccezionale è stata ricca di eventi. La proprietaria lo donò, insieme alla grande villa del 700 che si vede dalla statale che porta a Ivrea, ai Salesiani, successivamente venne acquistato dalla Fraternità Sacerdotale S. Pio X, fondata da Monsignor Marcel Lefebvre che per la sua fedeltà alla Tradizione - per esempio, continuò a officiare la S. Messa in latino e rivolto all’altare - dalla Chiesa venne prima sospeso a divinis e successivamente scomunicato. Negli anni la Fraternità S. Pio X prosperava e Montalenghe diventava il Priorato S. Carlo, che utilizzava le numerose costruzioni che costituivano le parti rustiche della grande villa, mentre questa non era abitata e di conseguenza sempre più decadente.
Il Priorato è tuttora luogo di incontri e ritiri spirituali.
Ho incontrato i “custodi”, Don Emanuele e Don Giuseppe, che mi hanno permesso di visitare e fotografare il parco e di avvertire la grande serenità nella quale vivono in quel luogo.

Mentre nel volgere del tempo accadevano questi avvenimenti, il nostro cedro... silenziosamente continuava a crescere.
I Cedrus atlantica sono originari delle montagne dell’Atlante appunto, tra l’Algeria e il Marocco. Da noi si sono trovati benissimo, anche le specie Cedrus deodara, proveniente dall'Himalaya e Cedrus libani, sempre più raro nelle montagne del Libano. Fino a pochi anni or sono venivano molto utilizzati nei nostri giardini, ora stanno passando di moda, come tutte le conifere. Peccato.
Pare che siano in corso trattative per cedere a un privato la villa e la maggior parte del parco, che ospita oltre al grande albero anche un’altro gigantesco cedro, ma non così inconsueto.
Qualcuno si augura che il parco venga aperto al pubblico, io spero proprio di no. Mi vedo già ragazzi che si dondolano su quel ramo speciale e si arrampicano sui tronchi danneggiandoli. Questo albero è un vecchio patriarca e come tale non bisogna importunarlo. Ora gode ottima salute, è stato seguito e assistito con competenza e amore ed è inserito nello speciale elenco previsto dalla legge regionale 50/95 per la tutela e valorizzazione degli alberi monumentali del Piemonte.
Al Comune di Montalenghe, immerso nel verde e circondato da bellissimi boschi di castagno non mancherà certo, come non è mancato finora, questo spazio. E’ auspicabile però un impegno da parte dei proprietari al fine di permettere la visita a chi è interessato ad ammirare questo esemplare unico, come una rara opera d’arte.

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