Case&Country gennaio 2008
Se ogni pianta ha una storia da raccontare quella della stanhopea è veramente curiosa!
In Inghilterra per le orchidee il periodo tra 1700 e il 1800 fu molto importante.
La grande passione per queste piante aveva contagiato nobili e collezionisti disposti a spendere capitali per finanziare massicce importazioni di orchidee americane, saccheggiando letteralmente le foreste con grave danno delle stesse e grandi delusioni per i coltivatori, data la scarsa conoscenza delle esigenze di queste piante speciali. Arrivarono anche alcune stanhopee. Si narra che nessuno riuscisse a far fiorire una stanhopea. Dopo anni di insuccessi - le piante si sviluppavano bene ma non fiorivano - un giorno un vaso sfuggì dalle mani di uno di questi appassionati, cadde a terra e si ruppe; in questo modo venne scoperto il segreto! Nel raccoglierlo infatti, con grande sorpresa, il fortunato scoprì che celato all’interno del vaso si trovava un apice fiorale che cresceva sviluppandosi verso il basso finendo così per morire soffocato dentro al vaso! Solo dopo quell’incidente si poté capire cha la caratteristica di questa pianta era di avere steli fiorali inferiormente al colletto e che ricadevano invece di salire (geotropismo negativo). Da allora le stanhopee sono coltivate in cestelli sospesi e aperti, in modo che sia consentita l’uscita dei fiori lateralmente al contenitore, a volte anche dal fondo.
Altra caratteristica della stanhopea è l’intenso, incredibile profumo dei suoi fiori.
La fioritura della mia pianta (Stanhopea tigrina) è sempre molto attesa. Quando qualcuno mi telefonava per sapere se era fiorita, usavo dire “vado a sentire” perché se nel frattempo i fiori si erano aperti, era sufficiente aprire la porta della piccola serra, che venivo letteralmente investito da un dolcissimo, intenso profumo, quasi palpabile, difficile da descrivere.
In natura, in America, i maschi delle api euglossine (api delle orchidee) alla ricerca del nettare, che non troveranno, restano talmente inebriate dal profumo delle stanhopea da scivolare lungo il labello, raccogliendo così involontariamente il polline e portandolo di fiore in fiore.
Questa pianta è poco conosciuta, non si trova dai fiorai o nei garden perché il suo fiore grande e carnoso, pesante e particolare (mi fa venire in mente un uccello rapace) non è commerciabile, avvizzisce in breve tempo, per cui è ambita solo dai collezionisti.
La stanhopea venne descritta per la prima volta nel 1829 da William Hooker, classificata e così chiamata in onore Philips Henry Stanhope, presidente della società Medico-Botanica di Londra.
Come la maggioranza delle orchidee epifite la pianta è fornita di pseudobulbi carnosi, abbastanza grandi, alla base delle foglie e ha bisogno di un sostegno su cui crescere. In natura normalmente vivono sui tronchi degli alberi, ottenendo così anche il riparo dal sole.
Pur non essendo uno specialista di orchidee, la mia esperienza personale mi consente di assicurare che le stanhopee non hanno grandi esigenze, non richiedono neanche alte temperature, d’inverno si accontentano di 10 gradi, anche meno.
La mia collezione di orchidee, trascurata sempre di più da quando l'hobby per le piante diventava lentamente, quasi senza che me ne rendessi conto, un lavoro, è andata quasi tutta perduta, però la stanhopea si è salvata e ho anche potuto dividerla per regalarne alcune.
In Inghilterra per le orchidee il periodo tra 1700 e il 1800 fu molto importante.
La grande passione per queste piante aveva contagiato nobili e collezionisti disposti a spendere capitali per finanziare massicce importazioni di orchidee americane, saccheggiando letteralmente le foreste con grave danno delle stesse e grandi delusioni per i coltivatori, data la scarsa conoscenza delle esigenze di queste piante speciali. Arrivarono anche alcune stanhopee. Si narra che nessuno riuscisse a far fiorire una stanhopea. Dopo anni di insuccessi - le piante si sviluppavano bene ma non fiorivano - un giorno un vaso sfuggì dalle mani di uno di questi appassionati, cadde a terra e si ruppe; in questo modo venne scoperto il segreto! Nel raccoglierlo infatti, con grande sorpresa, il fortunato scoprì che celato all’interno del vaso si trovava un apice fiorale che cresceva sviluppandosi verso il basso finendo così per morire soffocato dentro al vaso! Solo dopo quell’incidente si poté capire cha la caratteristica di questa pianta era di avere steli fiorali inferiormente al colletto e che ricadevano invece di salire (geotropismo negativo). Da allora le stanhopee sono coltivate in cestelli sospesi e aperti, in modo che sia consentita l’uscita dei fiori lateralmente al contenitore, a volte anche dal fondo.
Altra caratteristica della stanhopea è l’intenso, incredibile profumo dei suoi fiori.
La fioritura della mia pianta (Stanhopea tigrina) è sempre molto attesa. Quando qualcuno mi telefonava per sapere se era fiorita, usavo dire “vado a sentire” perché se nel frattempo i fiori si erano aperti, era sufficiente aprire la porta della piccola serra, che venivo letteralmente investito da un dolcissimo, intenso profumo, quasi palpabile, difficile da descrivere.
In natura, in America, i maschi delle api euglossine (api delle orchidee) alla ricerca del nettare, che non troveranno, restano talmente inebriate dal profumo delle stanhopea da scivolare lungo il labello, raccogliendo così involontariamente il polline e portandolo di fiore in fiore.
Questa pianta è poco conosciuta, non si trova dai fiorai o nei garden perché il suo fiore grande e carnoso, pesante e particolare (mi fa venire in mente un uccello rapace) non è commerciabile, avvizzisce in breve tempo, per cui è ambita solo dai collezionisti.
La stanhopea venne descritta per la prima volta nel 1829 da William Hooker, classificata e così chiamata in onore Philips Henry Stanhope, presidente della società Medico-Botanica di Londra.
Come la maggioranza delle orchidee epifite la pianta è fornita di pseudobulbi carnosi, abbastanza grandi, alla base delle foglie e ha bisogno di un sostegno su cui crescere. In natura normalmente vivono sui tronchi degli alberi, ottenendo così anche il riparo dal sole.
Pur non essendo uno specialista di orchidee, la mia esperienza personale mi consente di assicurare che le stanhopee non hanno grandi esigenze, non richiedono neanche alte temperature, d’inverno si accontentano di 10 gradi, anche meno.
La mia collezione di orchidee, trascurata sempre di più da quando l'hobby per le piante diventava lentamente, quasi senza che me ne rendessi conto, un lavoro, è andata quasi tutta perduta, però la stanhopea si è salvata e ho anche potuto dividerla per regalarne alcune.
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