(Giardinaggio - Novembre 2012)
Ci sono giardini speciali. Pochi. Veramente pochi.
Un giardino per essere speciale deve avere molte particolarità.
Senza l’amore del proprietario, un giardino non sarà mai “magico”.
Senza la progettazione, la presenza continua e l’attenzione - nella fase di realizzazione - di un “Maestro Giardiniere”, non ci sarà mai un giardino eccellente.
Ma non basta ancora, manca una terza componente, forse la più importante. La cura del giardino da parte di un giardiniere appassionato, che viva per il giardino, che lo ami come fosse suo.
Non succede quasi mai che contemporaneamente si verifichino queste tre condizioni.
Succede invece, raramente, che vi sia una sovrapposizione dei personaggi.
Spesso è mancato il progettista, sostituito dal gusto del proprietario e dalla professionalità del giardiniere. Raramente può mancare anche il giardiniere, allora il proprietario possiede tutte le qualità, e si avvale semplicemente dell’aiuto di operai giardinierI per i lavori più gravosi e ripetitivi, dirigendo e partecipando personalmente a tutte le operazioni.
Tutto questo lo avevo pensato e scritto qualche anno fa camminando per i giardini di Villa Taranto. Il Capitano Neil Boyd Mc Eacharn aveva dimostrato di avere tutte queste qualità, realizzando ciò che possiamo ancora vedere oggi, poiché hanno continuato ad occuparsi del suo giardino responsabili e giardinieri appassionati che lo hanno mantenuto vivo, rinnovandolo nel tempo.
Poi il 25 agosto di quest’anno, alle ore 20,00, un tornado in 7 minuti ha interrotto questa magia.
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Parrotia |
La distruzione è stata
troppa. Solo chi ha visto può farsene un’idea, e immaginare quanto potrà essere
oneroso e faticoso riparare i danni subiti, danni “materiali”, perché i grandi
esemplari di rarità botaniche di 70/80 anni non hanno valore.
È un momento di grande
fervore, i giardinieri, guidati dal direttore Dott. Roberto Ferrari, e dal
dott. Franco Carretti, stanno liberando parte delle strade dagli alberi abbattuti concentrandosi nella parte bassa, subito dopo l’ingresso. Stanno pensando all’ipotesi di una apertura parziale.
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La valletta |
È il momento delle grandi promesse, dovrebbero arrivare operai dei servizi forestali e della protezione
civile; il parco dovrà riaprire più bello di prima promette il Presidente della
Regione. Temo un ingorgo di buone intenzioni, mentre forse mancherà quello che
realmente serve: soldi da gestire direttamente da loro, che sanno cosa fare,
come farlo e che amano il loro parco.
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Prima dell'uragano |
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Vasca dei fiori di loto, dopo l'uragano e la grandinata |
Adesso si tratta di
sgomberare i tronchi e i rami abbattuti, senza rovinare ulteriormente tutto
quello che ancora è recuperabile sotto, come la collezione irripetibile di
rododendri. Dopo bisognerà pensare a portare via gli enormi ceppi ribaltati,
poi livellare le buche che si sono aperte, cosa non facile nelle zone più
ripide. Bisognerà ancora salire sugli alberi per potare, aggiustare i grandi
rami rotti; non si può abbattere una pianta sfregiata dal tornado se è l’unica
esistente in Piemonte, in Italia. Per ultimo si dovrà pensare alle nuove piante
da introdurre.
Io però, voglio vedere un lato positivo nella forza distruttiva della natura. I grandi giardini storici
sono splendidi, con i loro alberi secolari, ma un po’ immobili nel tempo.
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Quercus coccinea
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Quercus coccinea - dopo l'uragano |
Nel
loro splendore, i grandi alberi, giusto vanto del giardino, oltre ad essere un
po’ fermi limitavano le vedute. Ora le vedute purtroppo ci sono!
Bisogna approfittare di
questo disastro per presentare un giardino rinnovato, senza intervenire
modificando il terreno perché non si può fare meglio del Cap. Mac Eachern,
basta pensare che la splendida valletta non c’era, l’aveva inventata lui.
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Le vasche formali |
Spero tante cose per il
futuro di Villa Taranto, spero che arrivino finanziamenti straordinari; la
proprietà è un ente pubblico, che praticamente vive grazie al prezzo del
biglietto d’ingresso, e una chiusura nel mese più importante dell’anno porta
ulteriori problemi. Provincia, Comune e un paio di banche che costituiscono
l’Ente Parco stanno già vivendo un momento pesante legato alla crisi globale,
difficile pensare che i soldi per un finanziamento straordinario possano
arrivare da loro.
Spero non venga deliberata,
una progettazione esterna. Spero che i vivaisti, e non solo quelli della zona,
si impegnino a “regalare” le piante che serviranno per rinnovare il parco, e
intendo piante rare, botanicamente interessanti. Io ho già dato la mia disponibilità.
Mi rassicura la volontà
emersa ascoltando la Direzione, condivido le loro idee e una sorta di ardore
per la dimensione dei lavori che si trovano ad affrontare, che stimola le
energie e le idee. Una scelta potrebbe essere quella di lasciare parte dei
tronchi e dei ceppi martoriati sul posto, un po’ “a futura memoria”.
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A futura memoria |
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Dopo l'uragano... la speranza |
Forza Villa Taranto, solo
dai disastri si può risorgere, il Capitano darà in qualche modo una mano, forse
l’ha già data. Nessuna struttura importante è stata danneggiata, le serre, il
tempietto e il mausoleo, fortunatamente sono stati soltanto sfiorati dai
tronchi caduti.
3 commenti:
Taro: grazie e scusa per il disturbo, ma non potevo perdermi un post di Renato!
Renato: avevi già parlato del giardino in un articolo e nel tuo libro. Tienici aggiornati sui progressi!
@ Marta: ...di niente, non è un disturbo anzi, se non leggi bene i post probabilmente è perchè noi abbiamo fatto qualche pasticcio...
Ti correggo il "tuo libro" con "suo libro", un errore di battuta immagino, ma non vorrei che confondesse i lettori, dato che il libro è di Renato Ronco. ;D
Mi ricordo di quel giardino in occasione di una visita con il gruppo di "Amici in Giardino" fu una festa per gli occhi e per il cuore, è stato in quella occasione che Renato ci fece da guida e diventammo amici. Sicuramente i responsabili di quei luoghi così duramente provati dai capricci del clima sapranno riportare a nuovo interesse il giardino di Villa Taranto, facendo tesoro dell'esperienza e valorizzando le piante più rare, colpite ma pur sempre vive.
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