venerdì 1 dicembre 2006

Joseph Rock

LaStampa 25 maggio 2005
Sorprende scoprire come personaggi con esperienze e cultura lontane dalla botanica si siano appassionati alle piante fino a
dedicare loro la vita.
Il più emblematico è forse Joseph Rock.
Nato a Vienna, dove suo padre era il maggiordomo di un conte polacco, da bambino era attratto dagli ideogrammi cinesi, che iniziò a studiare.
Vienna gli stava stretta, la lasciò presto per farsi assumere come cameriere su un transatlantico, arrivando così a New York nel 1905.
Fece il lavapiatti e altri umili mestieri, ma nel frattempo imparò una decina di lingue, tra le quali il cinese.
Divorato da un insaziabile desiderio di viaggiare e, pare, anche provvisto di una formidabile faccia tosta, sbarcò alle isole Hawaii. Subì immediatamente il fascino della natura lussureggiante dell’isola e poco dopo la botanica diventò la sua principale ragione di vita.
Riuscì ad ottenere l’incarico dal Dipartimento per l'Agricoltura americano di predisporre un erbario, cominciò a scrivere articoli sulla flora delle isole e in breve tempo diventò insegnante di botanica all'università delle Hawaii.
Ma anche le Hawaii erano piccole per uno spirito irrequieto come il suo.
Tornato a Washington riuscì ad avere la nomina a ricercatore botanico ed esploratore agricolo per la Cina occidentale, una superficie immensa, piena di piante sconosciute all’occidente.
Iniziò così, nel 1922 la sua affascinante avventura da botanico autodidatta.
Nelle spedizioni, che duravano mesi , Rock si spostava con lunghe carovane scortate da decine di soldati nelle remote province dell'Asia, in un mondo sconosciuto, affascinante e anche pieno di insidie. Si faceva trasportare su di un palanchino, nelle soste un cuoco che aveva istruito personalmente gli serviva i pasti su tovaglie ricamate, con posate e piatti d’argento. Rock si sedeva su una pelle di leopardo ed aveva sempre una scorta di vini e liquori pregiati a disposizione.
All’inizio aveva un incarico specifico dal governo: scoprire da dove si ricavava l'olio di chaulmoogra e procurarsi la materia prima (si ricavava e si ricava ricava tuttora dall’ Hydnocarpus kurzii , una pianta appartenente alla famiglia delle Flacourtiaceae) che si riteneva un valido rimedio contro la lebbra.
Ma Rock non era adatto a seguire i vincoli impostigli, i suoi occhi irrequieti vedevano paesaggi di indescrivibile bellezza, piante e popoli sconosciuti.
Passò al servizio del National Geographic Society e arricchì la sua passione per la botanica con lo studio delle popolazioni locali.
Purtroppo non pubblicò mai un trattato completo sulla botanica cinese, ma scrisse moltissimo in merito e soprattutto migliaia di esemplari di piante sconosciute raggiunsero l’America grazie a lui.
Moltissime piante sono state scoperte e classificate da Rock, e lo testimoniano con il nome, come l'Omphalogramma rockii, la Primula rockii il Rhododendron rockii e, sicuramente la più conosciuta, la Paeonia rockii.
Rock anche se il più famoso e stravagante, non fu il solo personaggio conquistato dalla botanica; anche Augustine Henry, ad esempio, che era un ufficiale medico, diede il suo nome a diverse specie di piante che aveva scoperto.
Alcuni missionari, oltre a fare opera di apostolato, si appassionarono alle piante, tra questi un francese, padre David, fu il primo a vedere e descrivere in occidente il mitico albero delle colombe.
La Davidia involucrata, così battezzata in sua memoria, è più conosciuta da noi come l’albero dei fazzoletti; il nome comune deriva dalle vistose brattee bianche alla base dell’infiorescenza.
Il torinese Carlo Allioni, fu uno dei più insigni botanici del 1700. Anche Allioni iniziò con una laurea in medicina, per poi passare alla botanica approfondendo gli studi sulla classificazione delle piante seguiti, dopo 25 anni di ricerca, dalla corposa pubblicazione della Flora Pedemontana; l’Orto Botanico di Torino gli deve molto.
Anche ai tempi nostri, il fascino delle piante continua a colpire, e a Gian Lupo Osti , direttore e amministratore delegato di importanti aziende, 30 anni fa cambiava la vita. Si trovava a New York, incuriosito per l’interesse manifestato da Zhou En Lai (primo ministro della Cina, recatosi per la prima volta in America all’assemblea generale dell’ONU) per un giardino di peonie che voleva visitare a tutti i costi, riuscì ad ottenere anche lui un invito; rimase talmente sbalordito dallo spettacolo di quelle piante in fiore che la sua vita ebbe una svolta.
Lasciato il lavoro iniziò a cercare, studiare e a coltivare nel suo giardino di Bolsena le peonie europee, solo erbacee; poi il grande passo, è andato in Cina - l’unico posto al mondo dove si trovano peonie arboree allo stato selvatico - per due lunghe spedizioni di ricerca, coronate da un grande successo: ha scoperto una nuova specie che i cinesi hanno voluto battezzare in suo onore Paeonia ostii. Osti si sta occupando nuovamente delle peonie erbacee mediterranee, e in Sicilia ha da poco ritrovato la Paeonia mascula Russii, una specie ritenuta scomparsa. Nel 1997 ha pubblicato un bellissimo libro sulle peonie arboree, frutto dei suoi viaggi in Cina; recentemente ha pubblicato un nuovo libro sulle peonie erbacee spontanee nell’area mediterranea.
Oggi è molto difficile scoprire piante nuove, anche se sicuramente ce ne sono ancora; occorre avere molto tempo e disponibilità per poter viaggiare.
Io, appassionato, osservatore e sognatore, con una predisposizione quasi genetica verso la natura non ho avuto l’opportunità di vivere queste avventure, forse per i casi della vita, o mi è mancato l’ardire di Joseph Rock, sicuramente la sua faccia tosta.
Mi devo accontentare di ricercare piante rare, scoperte da altri, difficili però da procurare e da coltivare, ma credo che le emozioni che ne ricavo nel vederle crescere siano altrettanto appaganti.
http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=6320564

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