domenica 3 dicembre 2006

Gaston Monteux

Nei giorni scorsi ho fatto un “giro” per giardini e vivai francesi.
La prima tappa è stata a Cannes, al Jardin d’Amèlie altrimenti detto “Les Pèpiniéres de Saint-Georges le Vieux”.
Avevo incontrato Gaston Monteux alla mostra mercato di Masino; quasi tutti gli anni incontro qualcuno in questa manifestazione con cui poi inizia qualcosa.
Con il mio zoppicante francese abbiamo parlato un po’ di piante; dall’interesse che dimostrava e dalla professionalità e passione che traspariva, ho accettato con piacere l’invito a visitare il suo vivaio a Cannes. Ed è stata una buona idea.
Avevo intuito che dietro al vivaista doveva esserci qualcosa di più, qualcosa da raccontare.
Cominciamo con il vivaio; che non è un vivaio, ma una collezione di piante infinita. E le collezioni stanno bene in un vivaio. E’ molto difficile introdurre delle collezioni in un giardino. Un giardino per esprimere la sensazione di serena, distensiva naturalità, non può andare d’accordo con troppi colori diversi, trame che non sono in armonia, ecc.
In un vivaio-collezione, non occorre rispettare queste armonie, le piante vengono raggruppate per esigenze (calore, umidità, ombra) e nulla stride, perché chi lo visita non cerca accostamenti particolari, ma piante particolari. Ho detto chi lo visita, perché questo vivaio sarebbe da visitare. Si dovrebbe pagare un biglietto per poterlo visitare, ma bisogna essere accompagnati dal suo creatore per goderne appieno, per apprezzare ogni pianta rara.
Credo che Monteux non abbia creato questo suo vivaio speciale per soli fini commerciali, ma la molla, lo stimolo, deve essere stata la sua passione, la sua curiosità, il suo apprezzare le più minute particolarità di una pianta; inoltre, si sa, le piante da collezione hanno un mercato ridotto e dei costi di ricerca molto alti.
E’ nato solo da sei anni e in un tempo così breve è diventato ricco di piante, alcune con molti anni alle spalle, molti di più del vivaio stesso.
Passeggiando e conversando purtroppo poco con Monteux per i miei limiti linguistici, ho notato un grande omogeneo campo di rose nelle vicinanze. A distanza, il fiore piccolo mi aveva fatto pensare a una raccolta del fiore reciso, magari per piccoli mazzi a gambo corto, il colore di un delicato rosa mi pareva si prestasse.
Mi informo, e la risposta a sorpresa è che sono coltivazioni sue, e che si tratta di rosa centifolia, coltivata per estrarne l’essenza.
Ettari e ettari di rose, scopro così che da cinque generazioni la sua famiglia si occupa di questa attività.
Mi ha accompagnato in auto in campi di rose ancora più grandi, e le sorprese non sono finite - presto fioriranno i campi di jasminum - mi dice, indicando altri sterminati campi dove io, distrattamente, non avevo ancora preso in esame i piccoli arbusti in crescita.
Al centro della proprietà svetta un unico, enorme pioppo bicentenario, che purtroppo, recentemente è stato colpito da un fulmine e danneggiato in modo serio.
Quando sono passato io, la fioritura delle rose era quasi alla fine e la raccolta giornaliera era appena avvenuta. Mi spiace non aver assistito a questa raccolta, portata avanti da 50 raccoglitori, perché tanti ne servono per raccogliere diversi quintali di fiori di rosa al giorno!
Quando si pensa alla essenza di rosa viene in mente la Bulgaria, con la Rosa damascena, chi poteva immaginare che anche sulla Costa Azzurra ci fossero campi di rose?
La storia della Rosa centifolia è legata alla Provenza, dove pare siano state introdotte, dal Medio Oriente, solo nel 1650. All’inizio venne confusa con la Rosa damascena, persino Linneo ne fu tratto in inganno. Tutte e due, peraltro simili, erano coltivate non solo per il delicato profumo, ma anche per la bellezza dei fiori.
La differente specie di rose, mi spiega Monteux mentre mi accompagna nella visita al laboratorio - un mondo di complicate tubazioni e contenitori inox - è dovuta al fatto che il sistema per estrarre l’essenza è diverso: per la damascena si usa la distillazione, per la centifolia il processo è molto lungo e laborioso, occorrono apparecchiature speciali. Nel primo passo le rose vengono immerse in uno speciale solvente, che praticamente scioglierà tutti gli oli essenziali contenuti nei petali. In ogni speciale contenitore vengono messi in infusione, stratificati, 250 kg di fiori per circa sei ore.
Il passo successivo sarà quello di separare il solvente, che verrà interamente recuperato, ottenendo così l’essenza pura. L’ultima operazione consiste nel separare l’essenza dalle altre sostanze che il solvente ha sottratto ai fiori e che non verranno utilizzate. Raccontato in modo così riassuntivo sembra molto facile ma il ciclo in realtà è molto lungo e complesso; ho capito perché i profumi costano così cari!
Pur essendo il mare della Costa Azzurra a due passi, la valle dove si trovano i campi di coltivazione e il vivaio è abbastanza fredda d’inverno; mi racconta Gaston che la temperatura raggiunge anche punte di -8°. A questo proposito chiedo come vengono protette le coltivazioni di Jasminum, e mi sento rispondere: molto semplice, prima del gelo vengono tagliati fin quasi a livello del terreno e successivamente ricoperti dalla terra. In primavera verrà rimossa la terra e riprenderanno a vegetare.
Ma torniamo al vivaio.
Diventa difficile riassumere le circa 2500 specie e varietà di piante diverse.
Comincio ricordando una ricca collezione di agrumi, poi una ventina di specie di Quercus.
Molto rappresentativa e particolare la collezione di piante esotiche che sta cercando di adattare al clima della Costa Azzurra, tra queste, una ventina di Hibiscus, Yucche, grevilleee, cycadali.
Le leguminose e le solanacee sono ben rappresentate, solo di Erytrina sono presenti cinque specie diverse.
Le piante mediterranee, ovviamente, la fanno da padrone, a cominciare da un centinaio di varietà di oleandri, ma inoltre salvie, lavande, cistus, ceanothus.
Nel quieto passeggiare, accompagnato da Gaston, si passa da un ambiente ad un altro, con soste continue quando io vedevo una pianta che mi sorprendeva per qualche sua particolarità. Oppure era Gaston stesso che mi fermava per mostrarmi e raccontarmi di una pianta che per lui era speciale, aveva una storia che meritava di essere raccontata, e - io aggiungo - meritava di essere ascoltata.
Non manca una collezione di aceri giapponesi, a cui in minima parte ho contribuito.
Ben rappresentata la famiglia delle Dioscoreaceae, che sempre mi hanno affascinato con il loro particolare pseudotubero, molto diverso da specie a specie, ma sempre decisamente insolito.
E’ giovane questo garden, ma è già molto ricco, e Gaston continua a girare mezzo mondo per soddisfare la sua passione alla scoperta di piante nuove, sempre più rare, sempre meno conosciute. Non mancherò di ripassare l’anno prossimo per qualche piccolo scambio, certo di trovare un sacco di piante nuove, ma soprattutto per il piacere di incontrare e scambiare qualche parola con una persona amante delle piante e della natura, e per questo speciale.

0 commenti: