Case&Country gennaio 2011
Non sono tutti d'accordo sul fatto che siano sinonimi, ma per quanto io ho potuto documentarmi e vedere credo di poterlo sostenere; nei pochi giardini botanici dove è presente viene chiamato indifferentemente con i due nomi.
Non sono tutti d'accordo sul fatto che siano sinonimi, ma per quanto io ho potuto documentarmi e vedere credo di poterlo sostenere; nei pochi giardini botanici dove è presente viene chiamato indifferentemente con i due nomi.
Negli ultimi tempi si sono diffusi maggiormente, la gente comincia a sapere che esistono, ma… sono solo miniature, vive ma miniature. Mi riferisco al fatto che si cominciano a vedere come bonsai. In qualche modo subisco il fascino dei bonsai, quando si tratta di “veri” bonsai, ma resto fondamentalmente convinto che si tratti di piante in qualche modo imprigionate, se non torturate. A qualcuno vedendo un uccellino in gabbia verrebbe voglia di comprarlo per restituirgli la libertà, io ho fatto la stessa cosa; ho comprato un bonsai di Pinus parviflora e l'ho “liberato”; sta crescendo felice nel mio giardino, in pochi anni è già alto due metri.
Mi sono innamorato subito dello pseudolarix, un albero che arriva dalla Cina, raro da vedere nei nostri parchi.
Dopo averlo visto all'Isola Madre, e a Villa Taranto, sul Lago Maggiore, ho voluto procurarmene alcune piante - e non è stato facile - per il vivaio ma soprattutto per me; ne ho piantato alcune piante per vederle crescere, anche se dai testi che ho consultato, (in questo caso non ho esperienze dirette), pare che il mio terreno non offra le condizioni ideali. Spero di avere le stesse sorprese positive che ho avuto con i taxodium.
Alcuni quando lo vedono pensano sia un larice, non sono in grado di capire quelle piccole differenze tra i due, che poi non sono così piccole. Le sue foglie, verde tenero e morbide come nel larix, sono più lunghe, arrivando anche a 6 cm e formano mazzetti asimmetrici. La differenza tra i coni dei due generi è ancora più accentuata, ma non è facile incontrare pseudolarix con gli strobili.
Il portamento, la disposizione dei rami, richiama più un Cedrus atlantica che un larice. I suoi aghi in autunno, prima di cadere, prendono una splendida colorazione giallo intenso. Per questo motivo in oriente viene chiamato anche larice dorato.
Sopporta il caldo decisamente più che il larice, specie in estate, e questo ne consentirebbe un impiego ben più diffuso nei giardini.
Nel terziario occupava aree molto vaste nel nord Europa, tanto che si ritiene che l'ambra del Baltico derivi dalla sua resina fossile.
Meriterebbe una diffusione ben maggiore questa pianta, che tuttora resta importante nel suo paese di origine anche nella medicina, ma è sempre la solita storia; se i giardinieri, i disegnatori di giardini, i paesaggisti non lo conoscono non la propongono, e resterà sempre difficile trovarla sul mercato. Non possiamo aspettare che siano i vivaisti a scoprire lo pseudolarix e a decidere di coltivarlo, se poi nessuno lo acquista.
Sarà la volta che dovremo ringraziare gli appassionati dei bonsai per le sua diffusione.
Si possono osservare esemplari di Pseudolarix nei giardini del Lago Maggiore: Isola Madre e Villa Taranto.
Mi sono innamorato subito dello pseudolarix, un albero che arriva dalla Cina, raro da vedere nei nostri parchi.
Dopo averlo visto all'Isola Madre, e a Villa Taranto, sul Lago Maggiore, ho voluto procurarmene alcune piante - e non è stato facile - per il vivaio ma soprattutto per me; ne ho piantato alcune piante per vederle crescere, anche se dai testi che ho consultato, (in questo caso non ho esperienze dirette), pare che il mio terreno non offra le condizioni ideali. Spero di avere le stesse sorprese positive che ho avuto con i taxodium.
Alcuni quando lo vedono pensano sia un larice, non sono in grado di capire quelle piccole differenze tra i due, che poi non sono così piccole. Le sue foglie, verde tenero e morbide come nel larix, sono più lunghe, arrivando anche a 6 cm e formano mazzetti asimmetrici. La differenza tra i coni dei due generi è ancora più accentuata, ma non è facile incontrare pseudolarix con gli strobili.
Il portamento, la disposizione dei rami, richiama più un Cedrus atlantica che un larice. I suoi aghi in autunno, prima di cadere, prendono una splendida colorazione giallo intenso. Per questo motivo in oriente viene chiamato anche larice dorato.
Sopporta il caldo decisamente più che il larice, specie in estate, e questo ne consentirebbe un impiego ben più diffuso nei giardini.
Nel terziario occupava aree molto vaste nel nord Europa, tanto che si ritiene che l'ambra del Baltico derivi dalla sua resina fossile.
Meriterebbe una diffusione ben maggiore questa pianta, che tuttora resta importante nel suo paese di origine anche nella medicina, ma è sempre la solita storia; se i giardinieri, i disegnatori di giardini, i paesaggisti non lo conoscono non la propongono, e resterà sempre difficile trovarla sul mercato. Non possiamo aspettare che siano i vivaisti a scoprire lo pseudolarix e a decidere di coltivarlo, se poi nessuno lo acquista.
Sarà la volta che dovremo ringraziare gli appassionati dei bonsai per le sua diffusione.
Si possono osservare esemplari di Pseudolarix nei giardini del Lago Maggiore: Isola Madre e Villa Taranto.
5 commenti:
Davvero difficile incontrare questo Pseudolarix! "Liberare" i bonsai in giardino non l'avevo ancora sentita!!
Ma mi piace
Sono splendidi i colori dei tuoi Pseudolarix. E quanto dura con quei colori giallo arancioni?
Non restano a lungo le foglie dorate sull'albero. A seconda del tempo (pioggia, gelo vento ecc.) si può dire 15 giorni.
Questo è stato davvero interessante. Ho amato la lettura
sito web Sweet, non mi ero imbattuto in un blog prima che nelle mie ricerche! Portare avanti il lavoro fantastico!
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