mercoledì 17 settembre 2008

Una miniera, una storia.

Case&Country n. 181 Ottobre 2008

Scelte di vita.

Capisco che Roberta Anau e Luigi Giolitto quando nel 1985, alla ricerca di qualcosa che facesse scattare una scintilla, scoprirono una miniera chiusa, con grandi spazi costellati da enormi cumuli di detriti e edifici industriali, abbiano avuto un innamoramento istantaneo.
Lei amante della natura e conoscitrice di piante e fiori aveva lasciato l’insegnamento, lui appassionato e con studi in geologia non potevano restare indifferenti di fronte a questa opportunità.

Immagino un po’ di sgomento in Roberta e Luigi quando per la prima volta da padroni, camminando tra fabbricati post industriali, quel che rimaneva dei macchinari per la lavorazione del minerale estratto, cumuli di detriti, un bosco immenso, intricato e anche incombente, un dedalo di gallerie (circa 150 Km!!!), si resero conto della dimensione del progetto in cui si erano lasciati coinvolgere.
Come si dice, si rimboccarono le maniche. Cominciò Luigi, liberando – impresa titanica – gli spazi attorno agli edifici dalla vegetazione che ne aveva preso possesso in modo esuberante, sistemando strade abbattendo alberi pericolanti, riattando parte dei molti edifici esistenti.

La cosa più immediata a cui pensò Roberta, perché in qualche modo bisognava anche pensare a “fare cassa”, fu l’agriturismo, e la scelta cadde sulla palazzina degli ex uffici della miniera, per ricavare locali di ricevimento ospiti e da adibire alla ristorazione.
Nasceva così, in questo posto dai grandi spazi, e si ingrandiva, una sorta di “bulimia del vivere country”.

L’amore per le piante dovette lottare con il terreno ostile, non tanto perché spiccatamente acido, ma perché le grandi spianate erano costituite di ciottoli provenienti dagli scavi, troppo drenanti per poter consentire la vita a qualsiasi pianta, così per ognuna occorreva portare terra più compatta.

Tutto era mirato al servizio e alla qualità dell’agriturismo. Mirtili giganti (Vaccinum corymbosum), more, lamponi, erbe particolari, prendevano possesso del luogo ed arricchivano i particolari menù preparati da Roberta. Due orti contribuivano a fornire le risorse necessarie alla cucina.
Così, mentre iniziava a crescere un nuovo mondo di piante e animali, in una sorta di arca di Noè; non si contavano cani e gatti, poi anatre, oche, galline, conigli, maiali, animali che dovettero stabilire una sorta di nuovo equilibrio con quelli che per anni vivevano da padroni (tassi, volpi, cinghiali, poiane), nella palazzina principale si cominciarono a servire le prime cene.

L’acqua era abbondante. Nella miniera era stata usata per secoli a muovere gli ingranaggi per il lavaggio e la frantumazione del minerale; veniva estratta in un primo tempo l’ematite, poi la pirite; Luigi, pieno di iniziative e anche un po’ inventore, la utilizzò per produrre energia elettrica, non solo per il proprio uso, ma anche per vendere all’ENEL

In pochi anni questo luogo è diventato irriconoscibile, pare di essere in Inghilterra, con l’esuberanza di fiori e arbusti apparentemente senza un ordine preciso e la grande casa ricoperta dalla vite vergine (Ampelopsis veitchii). La grande spianata è ora una collezione di piante da giardino, cogliendo anche le possibilità che il luogo, con un microclima un po’ speciale dove non gelano le fucsie, consente.

Nel bosco incombente sono stati creati spazi dove ha preso posto un giovane uliveto. La natura domata ha ora una mano salda che la dirige.

Nel frattempo nasceva anche il Bed & Breakfast, utilizzando e arredando con gusto e sobrietà parte dei molti fabbricati esistenti.

Le idee e lo spazio non sono mancati per creare un piccolo museo con i ricordi del passato e sta anche prendendo consistenza un progetto per rendere visitabile il grande sito minerario.


LA MINIERA
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tel +39(0)125 58618 - Fax +39 (0)125 561963
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