Ricordo di Ivano Garbuio
Ci sono notizie che non vorremmo mai ricevere, fatti che facciamo fatica a pensare siano accaduti. Così è stato per me quando una mail mi ha avvisato della scomparsa di Ivano. Non riuscivo a crederci.
L’avevo conosciuto a Masino, cinque anni fa, quando ci sono stato per la prima volta. Lui era uno dei “vecchi”, uno degli storici. Ma per me è anche stato il primo con cui è iniziata una collaborazione: aveva bisogno di qualcuno fidato per farsi riprodurre delle speciali nuove varietà di cornus da fiore che aveva scoperto.
Era sempre alla ricerca di piante particolari. Aveva la curiosità nel cercare una pianta nuova, l’attenzione nello scoprirla magari nascosta tra altre più vistose ma meno insolite e l’umiltà nel chiedere informazioni. Sono queste le vere qualità di un giardiniere.
Ci eravamo sentiti poco prima del dramma che ha sconvolto la sua famiglia, ci saremmo rivisti ai primi di maggio a Masino, come succedeva da qualche anno. Mi ero ripromesso di fare una chiacchierata diversa dalle solite, perché volevo scrivere di lui come “giardiniere”, un giardiniere speciale, realizzatore di giardini.
Anche la sua clientela, come i giardini da lui creati era speciale.
Ora mi ritrovo a scrivere di lui al passato, con un ricordo ben visivo, del suo modo di porsi, di parlare. Penso già con quanto imbarazzo quest'anno il mio sguardo si fermerà sul suo stand, sempre caratterizzato da esemplari splendidi per qualità ma anche per le dimensioni. La dimensione delle piante, insieme alla rarità, era il suo chiodo fisso. E’ molto difficile avere esemplari di piante rare di grandi dimensioni, perché se sono rare sono anche state introdotte da poco tempo. Ma lui ci riusciva, grazie a rapporti instaurati nel tempo con i più seri produttori. Per questo motivo a Masino il suo stand si vedeva da lontano.
Mi aveva raccontato della sua idea di creare una collezione speciale di piante rare da proporre ai suoi clienti. Ovviamente si preoccupava anche di sperimentare l’adattabilità delle nuove piante alle varie situazioni prima di proporle.
Mi aveva da tempo parlato dell’idea di Raraplanta, ed ha fatto in tempo a realizzarla.
Tutto era partito da Courson, quando nell’edizione del 2001 aveva ricevuto con la Lindera obtusiloba ‘Spring Purple' una speciale lauracea, la medaglia di merito, il premio più ambito nella manifestazione più ammirata e qualificata.
E’ riuscito anche in un progetto ben più importante, che tutti sognamo più o meno inconsciamente: trasmettere al figlio Roberto la sua passione, la sua professionalità, e soprattutto la sua disponibilità e umanità.
Il papà era contadino, e Ivano sentiva dei limiti alle sue iniziative, così in un primo tempo iniziò a Ferrara una attività di orticoltore, che senz'altro è stata utile come esperienza; ma non era ancora quella la sua strada. A 26 anni inizia a lavorare come tecnico in un vivaio, per passare rapidamente all’attività in proprio, dove poteva dare spazio alle sue idee, per realizzare giardini speciali.
Aveva clienti anche in Inghilterra, la patria dei giardinieri, e questo è indicativo del livello professionale che aveva raggiunto.
La fine improvvisa lo ha colto in automobile, mentre stava raggiungendo i suoi operai nell’ultimo speciale giardino che stava realizzando.
Lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia: Ginetta, la moglie, preziosa presenza nel vivaio, la figlia Elisa, e Roberto, che ha il pesante compito di continuare sulla strada del papà.
Lascia un grande vuoto anche nella piccola comunità dei giardinieri, quelli veri.
Ci sono notizie che non vorremmo mai ricevere, fatti che facciamo fatica a pensare siano accaduti. Così è stato per me quando una mail mi ha avvisato della scomparsa di Ivano. Non riuscivo a crederci.
L’avevo conosciuto a Masino, cinque anni fa, quando ci sono stato per la prima volta. Lui era uno dei “vecchi”, uno degli storici. Ma per me è anche stato il primo con cui è iniziata una collaborazione: aveva bisogno di qualcuno fidato per farsi riprodurre delle speciali nuove varietà di cornus da fiore che aveva scoperto.
Era sempre alla ricerca di piante particolari. Aveva la curiosità nel cercare una pianta nuova, l’attenzione nello scoprirla magari nascosta tra altre più vistose ma meno insolite e l’umiltà nel chiedere informazioni. Sono queste le vere qualità di un giardiniere.
Ci eravamo sentiti poco prima del dramma che ha sconvolto la sua famiglia, ci saremmo rivisti ai primi di maggio a Masino, come succedeva da qualche anno. Mi ero ripromesso di fare una chiacchierata diversa dalle solite, perché volevo scrivere di lui come “giardiniere”, un giardiniere speciale, realizzatore di giardini.
Anche la sua clientela, come i giardini da lui creati era speciale.
Ora mi ritrovo a scrivere di lui al passato, con un ricordo ben visivo, del suo modo di porsi, di parlare. Penso già con quanto imbarazzo quest'anno il mio sguardo si fermerà sul suo stand, sempre caratterizzato da esemplari splendidi per qualità ma anche per le dimensioni. La dimensione delle piante, insieme alla rarità, era il suo chiodo fisso. E’ molto difficile avere esemplari di piante rare di grandi dimensioni, perché se sono rare sono anche state introdotte da poco tempo. Ma lui ci riusciva, grazie a rapporti instaurati nel tempo con i più seri produttori. Per questo motivo a Masino il suo stand si vedeva da lontano.
Mi aveva raccontato della sua idea di creare una collezione speciale di piante rare da proporre ai suoi clienti. Ovviamente si preoccupava anche di sperimentare l’adattabilità delle nuove piante alle varie situazioni prima di proporle.
Mi aveva da tempo parlato dell’idea di Raraplanta, ed ha fatto in tempo a realizzarla.
Tutto era partito da Courson, quando nell’edizione del 2001 aveva ricevuto con la Lindera obtusiloba ‘Spring Purple' una speciale lauracea, la medaglia di merito, il premio più ambito nella manifestazione più ammirata e qualificata.
E’ riuscito anche in un progetto ben più importante, che tutti sognamo più o meno inconsciamente: trasmettere al figlio Roberto la sua passione, la sua professionalità, e soprattutto la sua disponibilità e umanità.
Il papà era contadino, e Ivano sentiva dei limiti alle sue iniziative, così in un primo tempo iniziò a Ferrara una attività di orticoltore, che senz'altro è stata utile come esperienza; ma non era ancora quella la sua strada. A 26 anni inizia a lavorare come tecnico in un vivaio, per passare rapidamente all’attività in proprio, dove poteva dare spazio alle sue idee, per realizzare giardini speciali.
Aveva clienti anche in Inghilterra, la patria dei giardinieri, e questo è indicativo del livello professionale che aveva raggiunto.
La fine improvvisa lo ha colto in automobile, mentre stava raggiungendo i suoi operai nell’ultimo speciale giardino che stava realizzando.
Lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia: Ginetta, la moglie, preziosa presenza nel vivaio, la figlia Elisa, e Roberto, che ha il pesante compito di continuare sulla strada del papà.
Lascia un grande vuoto anche nella piccola comunità dei giardinieri, quelli veri.
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