Barcellona è una città straordinaria, uomini come Gaudì, con le sue architetture uniche e stupefacenti hanno contribuito, lasciando dei segni molto visibili, a rendere questa città molto speciale, ma è una città viva e vivace, che sfrutta ogni occasione per proporre un’immagine particolare.
L’elenco dei suoi musei è lungo, ma soprattutto ci sono musei giovani o rinnovati, e questo è il segno del fermento culturale, della voglia di fare degli uomini che amministrano questa città.
Ho visitato Cosmo Caixa, il nuovo Museo della Scienza di Barcellona, un museo didattico ma interattivo, con un percorso dove il visitatore con una progressione coinvolgente si trova ad osservare fenomeni scientifici o la riproduzione di fenomeni naturali, anche attraverso a vere opere d’arte e testimonianze storiche.
E’ il museo della divulgazione scientifica.
Il visitatore può intervenire manualmente per attivare gli esperimenti di fisica più vari; una creativa presentazione alleggerisce il rigore scientifico.
Si può osservare di tutto, come si genera il tornado, la fisica delle onde, e poi energia, luce, le modificazioni del paesaggio, e ancora la rotazione della terra attraverso il pendolo di Foucauld, effetti centrifughi e centripeti, insomma, il paradiso della fisica.
Poi la materia, l’origine della vita, i vari stadi di sviluppo, non mancano i fossili dei dinosauri, ma anche altri fossili più minuti ma non meno interessanti, fino all’avvento dell’uomo con i primi utensili.
Ho trovato tutto straordinario in questo museo, a partire dagli edifici che lo ospitano. Una splendida costruzione che risale al “modernismo” di Barcellona dove prevalgono i motivi in mattoni a vista è stata integrata con la parte nuova; un’architettura funzionale dove il vetro e il cemento si legano molto bene con la parte storica.
Praticamente si entra dal soffitto, e si scende per un comodo, spettacolare e interminabile percorso elicoidale; si devono compiere cinque giri prima di raggiungere il fondo dove inizia il museo vero e proprio. Nell’ampio volume circolare interno alla discesa è appeso un’altissimo albero completo delle radici. Proviene dalle foreste pluviali dell’America. Il tempo lo ha privato della corteccia, mettendo a nudo il tronco con la struttura particolare che gli conferisce l’aspetto di un fossile. Questa vista anticipa le sorprese che aspettano i visitatori.
Ma ora viene la parte che, per affinità, più mi ha entusiasmato: un grande spazio-serra dove è proposto un angolo di foresta pluviale.
Ho visto altre riproduzioni di foresta pluviale, ma qui le dimensioni sono diverse, tutto appare più vero, eccezionale, a partire dall’enorme albero che occupa lo spazio centrale (Ceiba Pentandra) e con le sue alte costolature basali costituisce il centro dell’attenzione.
Si accede a questo ambiente caldo e umido, molto umido, dove piove spesso, anche veri acquazzoni, attraverso una sorta di tunnel semibuio che passa sotto il grande albero.
In questo ambiente, ovviamente dietro un vetro, si trova la città delle formiche; ed è una cosa poco appariscente ma straordinaria. Sono formiche tagliafoglie (Atta cephalotes). Attraverso un tubo trasparente e illuminato si vede una fila di formiche portare parti di foglie. Passando per un percorso molto lungo queste formiche “ritagliano” le foglie da rami freschi che vengono continuamente riforniti in una gabbia visibile dentro la serra. I frammenti di foglie portati dentro al nido non vengono mangiati, servono alle formiche per “coltivare” dei funghi speciali che usano per nutrire le loro larve.
Pensando a quanti tentativi sono falliti negli anni passati cercando di spostare colonie di formiche “rufa” nelle nostre montagne mi rendo conto dell’eccezionalità di questa colonia.
Poi ci troviamo immersi nella foresta pluviale amazzonica; lussureggiante, calda e umida.
Enormi tronchi spuntano dall’acqua dove nuotano piccoli e grandi pesci, molto grandi per essere di acqua dolce, ma anche due piccoli alligatori. Una copia di bellissimi capibara, i più grandi roditori del mondo, qualche raro uccello acquatico passeggia in apparente libertà, mentre altri volatili più piccoli si spostano sugli alti alberi. .
Le dimensioni del tronco centrale sono impressionanti, specie pensando al lungo viaggio che ha dovuto percorrere.
La mia visita, purtroppo troppo breve e incompleta, è terminata nel grande planetario, dove sono sempre proposti temi diversi.
Io ho potuto assistere a una presentazione molto suggestiva; veniva proiettata, con ricchezza di commenti, una futuribile catastrofe, poi evitata: lo scontro di un grosso asteroide con il nostro pianeta.
L’elenco dei suoi musei è lungo, ma soprattutto ci sono musei giovani o rinnovati, e questo è il segno del fermento culturale, della voglia di fare degli uomini che amministrano questa città.
Ho visitato Cosmo Caixa, il nuovo Museo della Scienza di Barcellona, un museo didattico ma interattivo, con un percorso dove il visitatore con una progressione coinvolgente si trova ad osservare fenomeni scientifici o la riproduzione di fenomeni naturali, anche attraverso a vere opere d’arte e testimonianze storiche.
E’ il museo della divulgazione scientifica.
Il visitatore può intervenire manualmente per attivare gli esperimenti di fisica più vari; una creativa presentazione alleggerisce il rigore scientifico.
Si può osservare di tutto, come si genera il tornado, la fisica delle onde, e poi energia, luce, le modificazioni del paesaggio, e ancora la rotazione della terra attraverso il pendolo di Foucauld, effetti centrifughi e centripeti, insomma, il paradiso della fisica.
Poi la materia, l’origine della vita, i vari stadi di sviluppo, non mancano i fossili dei dinosauri, ma anche altri fossili più minuti ma non meno interessanti, fino all’avvento dell’uomo con i primi utensili.
Ho trovato tutto straordinario in questo museo, a partire dagli edifici che lo ospitano. Una splendida costruzione che risale al “modernismo” di Barcellona dove prevalgono i motivi in mattoni a vista è stata integrata con la parte nuova; un’architettura funzionale dove il vetro e il cemento si legano molto bene con la parte storica.
Praticamente si entra dal soffitto, e si scende per un comodo, spettacolare e interminabile percorso elicoidale; si devono compiere cinque giri prima di raggiungere il fondo dove inizia il museo vero e proprio. Nell’ampio volume circolare interno alla discesa è appeso un’altissimo albero completo delle radici. Proviene dalle foreste pluviali dell’America. Il tempo lo ha privato della corteccia, mettendo a nudo il tronco con la struttura particolare che gli conferisce l’aspetto di un fossile. Questa vista anticipa le sorprese che aspettano i visitatori.
Ma ora viene la parte che, per affinità, più mi ha entusiasmato: un grande spazio-serra dove è proposto un angolo di foresta pluviale.
Ho visto altre riproduzioni di foresta pluviale, ma qui le dimensioni sono diverse, tutto appare più vero, eccezionale, a partire dall’enorme albero che occupa lo spazio centrale (Ceiba Pentandra) e con le sue alte costolature basali costituisce il centro dell’attenzione.
Si accede a questo ambiente caldo e umido, molto umido, dove piove spesso, anche veri acquazzoni, attraverso una sorta di tunnel semibuio che passa sotto il grande albero.
In questo ambiente, ovviamente dietro un vetro, si trova la città delle formiche; ed è una cosa poco appariscente ma straordinaria. Sono formiche tagliafoglie (Atta cephalotes). Attraverso un tubo trasparente e illuminato si vede una fila di formiche portare parti di foglie. Passando per un percorso molto lungo queste formiche “ritagliano” le foglie da rami freschi che vengono continuamente riforniti in una gabbia visibile dentro la serra. I frammenti di foglie portati dentro al nido non vengono mangiati, servono alle formiche per “coltivare” dei funghi speciali che usano per nutrire le loro larve.
Pensando a quanti tentativi sono falliti negli anni passati cercando di spostare colonie di formiche “rufa” nelle nostre montagne mi rendo conto dell’eccezionalità di questa colonia.
Poi ci troviamo immersi nella foresta pluviale amazzonica; lussureggiante, calda e umida.
Enormi tronchi spuntano dall’acqua dove nuotano piccoli e grandi pesci, molto grandi per essere di acqua dolce, ma anche due piccoli alligatori. Una copia di bellissimi capibara, i più grandi roditori del mondo, qualche raro uccello acquatico passeggia in apparente libertà, mentre altri volatili più piccoli si spostano sugli alti alberi. .
Le dimensioni del tronco centrale sono impressionanti, specie pensando al lungo viaggio che ha dovuto percorrere.
La mia visita, purtroppo troppo breve e incompleta, è terminata nel grande planetario, dove sono sempre proposti temi diversi.
Io ho potuto assistere a una presentazione molto suggestiva; veniva proiettata, con ricchezza di commenti, una futuribile catastrofe, poi evitata: lo scontro di un grosso asteroide con il nostro pianeta.
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