domenica 3 dicembre 2006

Alessandro Corbellini

Recentemente un conoscente mi ha posto questa domanda: - secondo te, per essere considerato giardiniere, quali doti bisogna avere ?
Rapidamente penso una risposta adeguata, perché mi pare di avvertire nella sua domanda una punta polemica. Deve aver visto gli accostamenti di personaggi molto diversi tra loro sotto il titolo “giardinieri”.
Voglio dare una risposta breve e che renda bene l’idea di quello che penso in merito, e così dico - deve avere passione e professionalità.
La passione può quasi essere innata, oppure svilupparsi lentamente, magari in un ambiente favorevole. La passione per le piante e la natura non richiede doti particolari, è simile ad un innamoramento, e come tale può avvenire in tempi e modi diversi.
A qualcuno ha cambiato la vita, migliorandone di certo la qualità, come ad esempio a Gian Lupo Osti, che ha abbandonato il posto di presidente di un’importante azienda a livello nazionale per dedicarsi alle piante, in particolare alle peonie, diventandone un grande esperto. Ha pubblicato due libri per parlare di questi splendidi fiori.
Succede spesso anche in età avanzata, quando si diventa più calmi, più osservatori. A volte coincide con la pensione, si ha più tempo, non bisogna più pensare alla carriera, al bilancio, a cambiare casa...
Mi pare che la passione sia più “femminile”. Lo dimostra la maggiore presenza di donne nelle tante associazioni amatoriali. Forse hanno una sensibilità diversa, raccolgono meglio le sfumature, sono più osservatrici. I maschi hanno una maggior predisposizione per la professionalità, che è tutt’altra cosa.
La professionalità può essere molto diversificata, ma alla base ha l’apprendimento. Molto spesso è un apprendimento manuale. Fortunato chi ha avuto una infanzia contadina; deve però avere all’incirca la mia età. Oggi i contadini non ci sono più, sono diventati imprenditori, spesso dediti alla monocoltura.
Ai miei tempi il contadino necessariamente doveva saper fare tutto. Ovviamente coltivare le piante, ma poi sapeva fare il vino, allevava animali vari per usarli nei campi, per nutrirsi o come fonte di reddito; faceva il miele, il burro, il pane, realizzava recinti e ricoveri, e potrei continuare a lungo.
Tutte queste conoscenze, per chi cresceva in una famiglia contadina, costituivano un bagaglio preziosissimo che si portava dietro per tutta la vita.
Ci sono poi professionalità “misurabili” e selettive, e altre no. Ad esempio, prendiamo un coltivatore e riproduttore di piante: se non è capace, in poco tempo gli insuccessi lo porteranno a cambiare mestiere.
E’ molto più difficile valutare le qualità di un giardiniere realizzatore di giardini. Quasi sempre - per sua fortuna - neanche gli stessi committenti sono in grado di valutare il suo operato.
Ancora peggio per gli insegnanti di giardinaggio, dove assume molta più importanza il saper parlare rispetto al sapere.
Ad Alessandro Corbellini la passione non manca certamente.
E’ giovane, ma al nostro primo incontro, superata un minimo di timidezza iniziale, dal suo interesse, dalle sue domande, ho afferrato subito la competenza e la professionalità che già possedeva.
Non nasce in una famiglia contadina, ma un nonno contadino è stato molto importante. Appena poteva correva dal nonno e voleva imparare tutto. Ricorda di aver fatto i primi innesti già a 5 anni.
Poi, crescendo, l’attrazione fatale continuava ad aumentare. Mi racconta quando alla prima edizione della mostra mercato di Masino, portato dai genitori - che non hanno mai ostacolato questa sua predisposizione che poteva apparire persino eccessiva - rimase dal mattino fino alla chiusura a girovagare con occhi avidi e attenti tra i numerosi espositori.
Si è diplomato Perito Agrario, con specializzazione alla Scuola di Monza in progettazione e manutenzione giardini; pur non essendoci un’azienda di famiglia ad attenderlo, era troppo impziente per i cinque anni necessari ad una laurea.
Col trascorrere del tempo ha cominciato ad occuparsi di tutto quello che aveva a che fare con le piante.
Il primo passo sono stati i contatti con un certo numero di vivai, inizialmente per forza di cose, nel circondario del Biellese, zona particolarmente vocata per i vivai, ma non si è limitato all’uscio di casa, i suoi rapporti si sono sempre più allargati e oggi arrivano ai principali vivai francesi e inglesi.
Poco alla volta, alcuni vivaisti si sono accorti che questo giovane visitatore, sempre curioso, non veniva solo a “far perdere tempo”, ma proprio loro, i professionisti della produzione, alcuni con un’azienda di famiglia alle spalle e decenni di esperienze, potevano trarre da Alessandro dei consigli utili; anche lui se ne è accorto, e sviluppando queste conoscenze tecnico-agrarie e un notevole istinto, oggi è diventato il consulente per i problemi relativi alle coltivazioni di diversi vivai.
In questo lavoro di consulenza tecnica, non poteva mancare la sperimentazione di nuovi prodotti per affrontare e risolvere i molti problemi che assillano le piante in coltivazioni intensive, e non è stata una sorpresa per me quando, durante la visita di un collega nel mio vivaio, di fronte a piante con gravi sintomi da stress termico e squilibrio idrico, non sapendo che conosco Alessandro, mi suggerisce di chiedergli una consulenza, perché - mi dice - egli stesso ha potuto riscontrare la bontà dei suoi consigli.
Ha frequenti contatti e scambi con importanti orti botanici, e pochi giorni prima del nostro ultimo incontro era stato all’orto botanico di Lione.
Riguardo agli orti botanici, lamenta un po’ la carenza, ma soprattutto la limitata disponibilità e a volte professionalità, del personale responsabile.
Ama parlare, raccontare quanto lo ha colpito di una pianta, di un giardino, ma soprattutto ama ascoltare, qualità sempre molto rara, siamo tutti un po’ “saputi”.
Da qualche anno insegna “tecnica vivaistica” all’Istituto per Geometri e Periti Agrari di Biella, e cerca di portare i suoi allievi il più possibile all’esterno; la pratica è essenziale per formare un giardiniere.
Gli allievi dell’Istituto si recano così - sotto la sua attenta guida - periodicamente allo splendido Parco della Burcina, dove eseguono lavori di manutenzione.
Forse per il ricordo del tempo che aveva trascorso da preadolescente alla mostra mercato di Masino, a cui anche in seguito non è mai mancato, ben sapendo quanto sia importante per i giovani stimolare la curiosità con il contatto diretto con le ultime novità tra la piante più insolite, ha voluto portare anche i suoi studenti, che per tutta la durata della mostra sono stati - a tempo pieno - a disposizione degli espositori, ma soprattutto dei visitatori.
Ma un giardiniere alla fine vuole coltivare. La massima soddisfazione la prova riproducendo e vedendo crescere e svilupparsi le piante, e più sono rare, più sono difficili da trovare, meglio è. Stanno nascendo così in un terreno ancora del nonno, collezioni speciali di rose botaniche, in questo caso con la finalità di reperire e conservare certe specie ormai abbandonate.
Poi ci sono le collezioni di Buddleja, Syringa, Sambucus, Prunus da fiore, e penso che molte altre se ne aggiungeranno ancora.
Credo che prima o poi Alessandro dovrà fare delle scelte. E’ troppo vasto il mondo di un giardiniere; ora si dedica a tutto quello che lo appassiona, ma presto qualcosa lo occuperà di più a scapito di altri impegni, altre passioni.
Non so che cosa augurargli; io sono certamente più portato alla riproduzione/coltivazione e alla composizione di giardini, ma ben conoscendo quanti cattivi insegnanti ci sono per i futuri giardinieri, forse preferirei che proprio all’insegnamento riservasse le sue forze migliori.

1 commenti:

Unknown ha detto...

sono d'accordo.Alessandro è senza dubbio un ottimo insegnante e ciò che riesce a trasmettere nel suo 'vivaio' di giovani è certamente il suo più bel giardino.
Anna Ferro