Case&Country luglio 2008
Conosco da sempre alcune specie di abutilon, piccoli cespugli senza una ricca fioritura contemporanea, con fiori minuti, foglie fini a volte tomentose. Li avevo sempre osservati con limitato interesse. Se aggiungiamo che sono sensibili ai nostri inverni freddi completiamo il quadro.
Poi ho conosciuto l’ Abutilon megapotamicum ed è stato subito un innamoramento, come mi succede spesso.
Lui arriva dal Brasile, è abbastanza inconsueto il suo portamento, con lunghi rami arcuati e un po’ esili che gli danno un aspetto sarmentoso. In realtà per fare salire i suoi rami bisogna un po’ aiutarli, non hanno organi - viticci o radici aeree – per potersi aggrappare da soli.
Trovo affascinante la sua fioritura, che oltretutto si protrae molto a lungo; la mia prima pianta, ritirata in serra fredda, (mi è arrivata nel mese di dicembre) ha fiorito tutto l’inverno e non accenna a volersi riposare. Siamo ormai al secondo inverno e non è mai rimasta senza fiori.
Le piccole lanterne cinesi sono pendule e molto belle ancora prima di fiorire, infatti il palloncino rosso che vedete nella fotografia è formato dal calice, i petali vengono dopo, di colore giallo con al centro gli stami, affastellati come in uno scovolo attorno al gambo del pistillo, sporgenti e di colore bruno-rossiccio. I petali appena passati dal giallo virano al rosa. Sullo stesso ramo si osserva così una sequenza di 7/8 fiori di diverso sviluppo; i più giovani sono piccole palline verdi, poi sempre più grandi e sempre più colorati, seguono quelli con i petali gialli, e infine rosa.
Le foglie sono più o meno ovate, di un più bel verde e non tomentose. I rami sottili e legnosi hanno la corteccia molto scura, che li mette in evidenza.
Ho riprodotto diverse piante dalla prima, faccio sempre così quando ne incontro qualcuna che trovo speciale, in questo caso ricorrendo alla talea semierbacea, l’attecchimento è un po’ lungo ma abbastanza facile.
Questa specie poi ha il grande pregio di essere decisamente più resistente al freddo rispetto alle altre. Se il gelo è troppo intenso perde le foglie e seccano le punte dei rami, dove il legno non è ancora ben maturo, ma in primavera riprenderà a vegetare con vigore dalla base.
Cresce molto bene in vaso, è però una buona “bevitrice”, bisogna bagnarla spesso. Si trova a suo agio con il sole diretto, ma una lieve ombra non le crea problemi.
Si vede poco nei giardini e nei terrazzi, dove potrebbe creare dei bellissimi angoli o pergolati, e il motivo è molto semplice: è poco conosciuta dai giardinieri e dai progettisti di giardini, anche perché raramente viene proposta nei vivai e nei garden.
Poi ho conosciuto l’ Abutilon megapotamicum ed è stato subito un innamoramento, come mi succede spesso.
Lui arriva dal Brasile, è abbastanza inconsueto il suo portamento, con lunghi rami arcuati e un po’ esili che gli danno un aspetto sarmentoso. In realtà per fare salire i suoi rami bisogna un po’ aiutarli, non hanno organi - viticci o radici aeree – per potersi aggrappare da soli.
Trovo affascinante la sua fioritura, che oltretutto si protrae molto a lungo; la mia prima pianta, ritirata in serra fredda, (mi è arrivata nel mese di dicembre) ha fiorito tutto l’inverno e non accenna a volersi riposare. Siamo ormai al secondo inverno e non è mai rimasta senza fiori.
Le piccole lanterne cinesi sono pendule e molto belle ancora prima di fiorire, infatti il palloncino rosso che vedete nella fotografia è formato dal calice, i petali vengono dopo, di colore giallo con al centro gli stami, affastellati come in uno scovolo attorno al gambo del pistillo, sporgenti e di colore bruno-rossiccio. I petali appena passati dal giallo virano al rosa. Sullo stesso ramo si osserva così una sequenza di 7/8 fiori di diverso sviluppo; i più giovani sono piccole palline verdi, poi sempre più grandi e sempre più colorati, seguono quelli con i petali gialli, e infine rosa.
Le foglie sono più o meno ovate, di un più bel verde e non tomentose. I rami sottili e legnosi hanno la corteccia molto scura, che li mette in evidenza.
Ho riprodotto diverse piante dalla prima, faccio sempre così quando ne incontro qualcuna che trovo speciale, in questo caso ricorrendo alla talea semierbacea, l’attecchimento è un po’ lungo ma abbastanza facile.
Questa specie poi ha il grande pregio di essere decisamente più resistente al freddo rispetto alle altre. Se il gelo è troppo intenso perde le foglie e seccano le punte dei rami, dove il legno non è ancora ben maturo, ma in primavera riprenderà a vegetare con vigore dalla base.
Cresce molto bene in vaso, è però una buona “bevitrice”, bisogna bagnarla spesso. Si trova a suo agio con il sole diretto, ma una lieve ombra non le crea problemi.
Si vede poco nei giardini e nei terrazzi, dove potrebbe creare dei bellissimi angoli o pergolati, e il motivo è molto semplice: è poco conosciuta dai giardinieri e dai progettisti di giardini, anche perché raramente viene proposta nei vivai e nei garden.
1 commenti:
Caro Renato.
A proposito dello splendido elleboro che mi ha regalato, devo fare ammenda per un errore dovuto alla memoria che va cedendo.
Ricordavo un'attività farmacologica e mi sono documentato, perchè mi rodeva il dubbio che quello che avevo detto fosse inesatto. Questo è quello che ho trovato, non è molto scientifico, ma attendibile.
"L'ELLEBORO:
Il nome Helleborus deriva dal greco e sta a significare cibo mortale. Questa pianta infatti è altamente velenosa perché contiene glucosidi cardiaci, alcaloidi, saponine. L'aconitina, che è un particolare tipo di alcaloide molto pericoloso, può provocare, anche a piccole dosi, riduzione del battito cardiaco e aumento della pressione, mentre l'elleborina, un glucoside cardiologicamente attivo, può indurre il vomito e causare gravi infezioni intestinali e infiammazioni delle vie respiratorie.
In passato questa pianta era usata come vermifugo, soprattutto sui bambini, con conseguenze, però, spesso anche mortali: per tale motivo questa pratica è passata in disuso.
L'elleboro, tuttavia, possiede proprietà cardiotoniche e revulsive, ma è chiaramente altamente sconsigliata per uso familiare.
l'Elleboro fetido, o Helleborus foetidus, deriva il suo nome dall'odore sgradevole che emana per attirare le api. Presenta foglie sempreverdi e fiori verdegiallognolo con bordo rossastro. Fiorisce da febbraio ad aprile.
L'Elleboro verde, o Helleborus viridis, vive in foreste umide di collina e montagna e presenta fiori verdi privi di orlatura rossastra. Fiorisce da febbraio a aprile."
Ciao, un abbraccio.
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