domenica 9 settembre 2007

Il fascino della prima volta

Case&Country settembre 2007

Inevitabilmente vi è una prima volta, per tutte le cose.

Voglio accennare alle aspettative, all’apprensione e anche agli errori, che possono accadere quando inizio una avventura con piante nuove.
Mi riferisco in particolare a piante che in una stagione danno tutto come un bulbo o un seme, che compie il suo ciclo nel breve tempo della primavera e dell’estate.
L’acquisto di un albero, che ci farà compagnia forse tutta la vita, non potrà dare un’emozione così intensa, perché anche se piccolo e tanto voluto, tanto aspettato, arriverà già con il suo aspetto e i cambiamenti saranno diluiti e prolungati negli anni della sua crescita.
Così ogni anno cerco sempre qualcosa di speciale per rinnovare le emozioni.
Quattro anni fa è stata la volta dei Cardiocrinum, poi i Cypripedium, dopo uno speciale Rheum, a cui è seguito l’Abutilon megapotamicum, l’alchechengi e la Phytolacca dioica.
Quest’anno sono caduto in una specie di bulimia per le piante nuove (per me), l’elenco è ricco, e lo riporto in ordine casuale:
Euriale, Victoria, Nymphea blu, Alpinia, ma anche il pioppo cinese e l'Arundo variegato, il tomatillo, il banano da frutto e altri, che involontariamente passano in secondo ordine.
Molte volte una pianta particolare dobbiamo cercarla, non è sempre facile trovarla, ma può essere anche un’incontro casuale, che accende una curiosità, una scintilla, così è stato per l'Alpinia.
Non avevo mai preso in considerazione l'Alpinia zerumbet; conosciuta nel bellissimo e particolare “Giardino Piacenza” nei pressi di Ventimiglia, aveva destato la mia attenzione, anche perché risultava moderatamente rustica. Ero stato in inverno ed era in buona salute, con le foglie verdi.
Poi, a fine estate, un breve viaggio in Portogallo, una sosta vicino a Porto, mi inoltro in uno stretto sentiero, nell’incolto, e sotto alti pioppi, sul bordo di un ruscello tra i rovi, scopro un folto gruppo di Alpinia. Cresciute in ombra erano alte quasi tre metri. La maggior parte erano state tagliate malamente perché infestanti, stavano colonizzando un prato vicino; le poche in piedi, con i fiori “passati” erano oltre il ruscello. Non potevo rinunciare a portare a casa qualche pezzo di rizoma, non senza difficoltà a sradicarli, tra le spine e le radici dei rovi.
Tornato a casa, la prima sorpresa, vedere che per tutto l’inverno, in una serra fredda (min. 5°) hanno continuato a vegetare, tanto da doverle rinvasare.
In me sono però iniziati ad insinuarsi i primi dubbi!
In primavera senza più freni hanno cominciato ad allungarsi, in una serie di rinvasi sono arrivate rapidamente a un mastello di 40 cm, poi ho smesso io di aumentare il vaso, non loro di crescere e infoltirsi.
Non ero e non sono un esperto di alpinie, quelle che ricordavo di aver visto nel giardino Piacenza, le foto sui miei libri, su internet, erano un po’ diverse, ma erano piante cresciute in ambienti più luminosi e meno freschi, logico che l’aspetto non coincidesse. Però... qualcosa continuava a non sembrarmi giusto.
Ho atteso con impazienza la fioritura, che mi avrebbe consentito di dissipare i miei dubbi.
Non era un’Alpinia, ma una Canna indica. Gigante!
Ha superato i tre metri, con un fiore abbastanza piccolo, di un delicato colore arancio, ma la pianta è bellissima.

0 commenti: