lunedì 29 giugno 2015

Dante non c’è più

Troppo presto. Troppo improvviso. Certe persone non dovrebbero andare via.
Lascia un grande vuoto tra i veri giardinieri Dante Invernizzi.
Mi ha lasciato senza parole la telefonata di un amico che mi informava che era mancato la notte scorsa.
Quanti cancelli di giardini non visibili, non visitabili, si sono aperti per me, grazie a Dante.
Conosceva tutte le persone che contano nel mondo dei giardini, ed era da tutti stimato. 
Lo ricordo per il suo sapere di piante, per la sua disponibilità.
Quante volte mi ha accompagnato nelle mie visite ai giardini di Villa Taranto, memoria storica di tanti ricordi.

Nel giugno del 2006 avevo voluto parlare di lui sulla rivista  Il Giardino Fiorito. Voglio ricordarlo ripubblicando quell’articolo.

Per molti, per l’immaginario collettivo, il pensionamento è il raggiungimento del meritato riposo dopo anni di lavoro; non per Dante Invernizzi.
Il raggiungimento dell’età pensionabile è stato, per Dante, solo un nuovo inizio, il potersi occupare a 360° del mondo che lo interessava maggiormente, cioè il mondo delle piante e dei giardini. E bisogna pur dire che questo mondo  non gli è mai mancato, poiché fin dagli anni  giovanili Dante si è sempre occupato di piante.
Il periodo più lungo (fino ad ora) della sua vita lo ha passato, vero privilegiato, a Villa Taranto come capo giardiniere, responsabile delle serre e della riproduzione delle piante.
Quando, a Villa Taranto, nella grande serra, la Victoria Regia smise di produrre semi, è stato Dante che con l’impollinazione manuale ha reso possibile continuare a riprodurre questa pianta, tanto sorprendente che i visitatori restano sempre incantati a guardarla.
Ora, con la pensione, i suoi impegni  non hanno più limiti.
E’ consulente dal 1978 per il verde pubblico del Comune di Verbania ed è coordinatore e docente di corsi professionali presso il Centro di Formazione Professionale del Comune, attività che a lui piace molto. Dante è portato al contatto con i giovani, che lo ricambiano con l’interesse e l’attenzione che prestano alle sue lezioni, sempre le più attese.  Poter trasmettere loro, se non la sua passione, almeno parte del suo sapere di piante, rappresenta una continuità per questo mestiere, il “giardiniere”, che racchiude in sé un mondo immenso di conoscenze, manualità, e anche un po’ di filosofia.
E’ promotore di iniziative e progetti finalizzati al recupero di  giardini storici di importanti ville private. Ha iniziato un impegnativo lavoro, la mappatura del parco dell’albergo Eden, pressoché in rovina, ma con un giardino carico di storia. La grande famiglia Rovelli rappresentata da botanici, giardinieri e vivaisti, a cavallo del XVIII secolo proprio su questi terreni aveva parte delle loro coltivazioni. Oggi, a testimoniarlo restano alcuni rododendri di 3,40 metri di circonferenza (avete letto bene, oltre un metro di diametro) e una camelia di 1,20 metri di circonferenza.
Dante seduto su un ramo di rododendro
I grandi, i veri appassionati delle piante, non sono gelosi del loro sapere, anzi, vogliono condividere, divulgare, e il modo migliore è quello di scrivere. Anche in questo Dante non si è risparmiato. E’ coautore di molti importanti libri - I fiori del Giardino Alpinia e del Mottarone -  Floricoltura Generale e Speciale - Villa San Remigio e Ville Medini - Amor di pianta, che è  la storia dei giardinieri, floricoltori e vivaisti del Verbano tra il 1750 e il 1950 - Villa Monte Oro.
La sua passione, professionalità e il dinamismo non potevano che portargli consensi e riconoscimenti. Compare regolarmente come membro di giuria alle più importanti mostre internazionali, ulteriore occasione per mantenere e ampliare i rapporti  con suoi pari di mezza Europa.
Dante Invernizzi conosce ogni pianta ed essenza verde del suo lago, ed ha una qualità indispensabile  per un giardiniere: è curioso, gli occhi  gli brillano di fronte ad ogni novità, ma è anche concreto e pratico, quel modo di essere concreto e pratico che lo rende un professionista del verde diverso dai soliti saputi e che lo spinge - per esempio - ad entrare in una macchia di rododendri o camelie, a “sporcarsi le mani”, nei suoi giardini verbanesi che tanto devono alla sua passione.
Ora, in collaborazione con l’Università di Torino, si sta anche occupando della riclassificazione delle antiche specie e varietà di camelie esistenti nei giardini storici del lago.
Bisogna conoscerlo di persona, conoscere la sua disponibilità, sentirlo parlare di piante per rendersi conto di quanta sostanza ci sia, di quanto possiamo trarre dal suo raccontare di piante.
Mi piacerebbe organizzare un incontro - convegno è una parola troppo grossa per una specializzazione così vasta ma che può comprendere un numero molto limitato di persone - tra i giardinieri. Queste poche persone, una razza da proteggere, in via di estinzione, le poche che hanno l’approccio giusto con un giardino; che sanno disegnarlo, perché conoscono le piante, sanno coltivarle, ma soprattutto sono in grado di realizzarlo, manualmente. Di solito sono un po’ schive, non ostentano il loro sapere, bisogna un po’ stanarle e riunirle, per scoprire che scompare la riservatezza quando si sentono a contatto con colleghi veri. E’ il lavoro che mi sono riproposto di fare, contattare, conoscere le persone che hanno queste preziose qualità, sempre più rare riunite in una sola identità. Aiutatemi a scovarli, a conoscerli, può darsi che siano più numerosi di quelli che penso io.
Oggi viviamo nel mondo della tecnologia, si progetta con il computer, si lavora su schede, archivi informatici, informazioni attinte da quell’infinito mondo che Internet ci porta in casa, non sempre esatte. Ci sono anche programmi per computer predisposti per la progettazione di giardini, che io trovo un po’ aberranti. Il progetto del giardino viene poi passato a un’impresa che realizza l’opera con operai variamente specializzati. Quale posto occupa ancora il nostro Giardiniere? E’ diventato uno mestiere di nicchia, a volte ridotto a consulente di personaggi più popolari, che sanno “vendersi” meglio.

2 commenti:

taro ha detto...

Sono senza parole. Non lo conoscevo di persona ma solo attraverso le tue visite e gli articoli che in questi anni hai generosamente scritto nel blog e nel sito del giardiniere. Condoglianze alla famiglia e a chi gli voleva bene.

signore delle rose ha detto...

E' ancora ben vivo il ricordo dell'incontro con Dante Invernizzi quando andammo in visita ai giardini del Lago Maggiore. Ci venne presentato da Renato e ci accompagnò come guida paziente e sapiente, ci raccontò aneddoti sui vari personaggi che abitarono e realizzarono quei magnifici giardini. Voglio credere che in questo momento si stia divertendo in giardini che, ognuno di noi spera di poter vedere un giorno.